Un sogno possibile
per la città di Volta

Erano 189 anni - tanti ne sono passati dalla morte dell’inventore della pila - che Como non trovava il modo di dire al mondo: “Benvenuti nella città di Volta”. Da 18 giorni finalmente c’è riuscita, ma il sogno appena avverato, dicono, sta già per finire.

Venerdì pare destinata a spegnersi per sempre “Limen”, l’installazione luminosa interattiva con cui in queste settimane si sono fermati a giocare centinaia di comaschi e turisti passando sotto Porta Torre (prova ne sono le innumerevoli foto condivise sui social media). E se invece, con uno sforzo di volontà degno di Volta, della Como che lo celebrò nel 1899 ricostruendo a tempo di record i padiglioni bruciati, e della considerazione in cui il mondo continua a tenere il nostro concittadino (si ricordi il doodle celebrativo per il suo 270° compleanno), provassimo a rendere permanente questo “gioco”, che trasforma l’elettricità in luce e musica, combinandole in modo sempre diverso a seconda della fantasia di chi le attraversa?

La Olo Creative Farm, dietro cui si “nascondono” sei giovani comaschi che evidentemente qualcosa hanno ereditato della curiosità e della voglia di sperimentare del grande scienziato, ha di fatto creato “una nuova piazza”, come ha osservato su Facebook il direttore della Fondazione Volta, Salvatore Amura, commentando alcune delle immagini che ritraggono persone di tutte le età saltellare tra gli specchi posizionati sul pavimento sotto la torre per spostare i fasci di luce, comandati da sensori. E’ vero anche che il presidente della stessa Fondazione, Mauro Frangi, inaugurando lo scorso 4 novembre “8208 - Lighting Design Festival”, la kermesse di cui installazione degli Olo è parte, aveva detto che dal prossimo anno l’auspicio è quello di tenere in città una delle opere luminose create dagli artisti invitati a partecipare, mentre per quest’anno i tempi stretti non lo consentirebbero. Ma il successo di pubblico e gli innumerevoli valori aggiunti di “Limen” non giustificano un ripensamento? Un tentativo di non spegnerla per sempre?

La “città di Volta” è proprio e soprattutto lì, nel centro storico (più che all’uscita dell’autostrada, attorno alla quale tanto si polemizzò quando venne posto un alambicco della birra invece di una pila). E Porta Torre è il punto di accesso principale, nonché il più affascinante, fascino decuplicato dall’installazione sonora e luminosa, che quando i passanti spostano i fasci di luce con i piedi o con le mani, disegna geometrie nel cielo tagliando i finestroni di pietra millenari. E’ anche in una posizione voltianamente strategica, incipit ideale di un percorso turistico e culturale attraverso la vita e le scoperte dell’illustre fisico (a proposito, quanto di fisica e di fisicità c’è in questa installazione, semplice ma anche sorprendente, proprio come la pila con i suoi dischi alternati di rame e di zinco?). Pochi metri più avanti si trova il liceo, dove Volta insegnò e che porta il suo nome; svoltando a sinistra si incontrano la casa natale e la chiesa di San Donnino, dove fu battezzato e visse tanti momenti di fede profonda; seguendo le mura si arriva alla Torre Gattoni, dove condusse i primi esprimenti; e facendo “la vasca” si raggiungono almeno altri quattro luoghi voltiani: piazza Volta, il Teatro Sociale, la cui costruzione fu approvata in una seduta del consiglio comunale presieduta dallo scienziato (e per giunta sul retro, verso l’arena, nel 1907 venne inaugurato il primo cinematografo stabile, il “Cinema Volta”), la chiesa di San Provino, dove si sposò, infine il Tempio che custodisce i suoi cimeli.

Se ancora non fossimo convinti di dover fare di più per “gridare al mondo” una volta per tutte il legame eterno tra Como e Volta, e che l’installazione “Limen” è un’occasione che varrebbe la pena non perdere, siano utili a motivarci le parole che, nel settembre del 1933, pronunciò Albert Einstein visitando proprio il Tempio Voltiano: «La pila è la base fondamentale di tutte le invenzioni moderne». E noi comaschi ne siamo gli eredi più diretti. Rendiamocene degni.

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