Volta e Como,
elogio della curiosità

Avete mai provato a guardare il lago di Como dal punto di vista di Alessandro Volta? Non dal Tempio Voltiano, naturalmente, omaggio postumo della sua città (soprattutto, di Francesco Somaini, industriale cotoniero che lo volle e finanziò, e di Federico Frigerio, che lo progettò), ma dal belvedere su cui si affaccia la casa di Gravedona, che non a caso lui scelse, tra le diverse proprietà della famiglia, per la luna di miele con Teresa Pellegrini. La vista da lì è ampia, abbraccia il paese e l’Alto lago, al centro è punteggiata dal campanile di Santa Maria del Tiglio, uno scrigno d’arte, fede e umane vite tra i più belli del Lario.

Se avessimo la stessa curiosità di Volta, probabilmente la sua casa sarebbe la prima cosa che andremmo a cercare a Gravedona (o almeno la seconda dopo la suddetta chiesa), invece in paese è poco nota e non rientra negli itinerari turistici. Ecco, il giorno in cui si inaugura il Festival della luce, con il premio Nobel Nakamura, inventore del Led, è quello giusto per provare a scrivere un elogio di una virtù non sufficientemente considerata e a volte persino scambiata per un vizio: la curiosità. Quella che per poco non fece annegare il Volta di sette anni, che cominciava ad essere, per l’appunto, curioso dei fenomeni naturali, al punto da mettere a repentaglio la propria incolumità per cercare, in una fonte di Camnago, delle pagliuzze lucenti di cui gli avevano parlato i contadini.

Nei libri è indicata come fonte Monteverde. Ma quale sarà? Come rintracciarla durante una passeggiata domenicale? Un altro spunto per unire i tanti luoghi della memoria voltiana, attorno all’amata villa di Campora e alla tomba dello scienziato, in un percorso tematico. Sarebbe il fiore all’occhiello, il richiamo internazionale (non dimentichiamo che Google ha dedicato un doodle a Volta per il 270° anniversario della nascita), di quel Parco della valle del Cosia che da quindici anni i comuni coinvolti non si decidono a riconoscere e valorizzare adeguatamente. Da quando venne ricostruito il Ponte dei bottini, per iniziativa dell’associazione La città possibile, e di conseguenza ripristinata la percorribilità dell’ex via del tram, tracciata nel 1911 attraverso i boschi per far passare la linea Como-Erba. Oggi anche quella passeggiata, non a caso dedicata a Volta, evoca la sua persona, non solo per l’ultima proprietà che la sua famiglia mantiene in zona (la grande casa all’inizio del percorso, purtroppo molto degradata), ma perché senza la pila non sarebbe stato possibile creare mezzi di trasporti spinti dall’elettricità.

Un percorso voltiano, a essere un poco curiosi, è leggibile anche all’Oasi del Bassone di Albate: 900mila metri quadri di natura lussureggiante, custodita dai volontari (Wwf e scout) e punteggiata da poche cascine. Una, purtroppo quella in peggior stato, appartenne al grande fisico. Osservandola pare di vederlo cercare nei laghetti, tra la torba, conferma delle sue teorie sul gas naturale, che aveva scoperta in un altro lago, il Maggiore, facendo visita all’amica, anch’essa grande comasca, Teresa Ciceri. Mentre la fantasia corre, sullo sfondo sferraglia un altro mezzo di trasporto che qualcosa deve a Volta: un treno. E non è tanto una questione di trazione, ma di discendenza diretta: quella tratta fu progettata dall’ingegner Zanino, il figlio dell’inventore della pila.

Girando con spirito voltianamente curioso si ritrovano tracce dello scienziato a Olgiate Comasco, Blevio, Lemna, Palanzo e varie altre località tra i monti e le sponde del Lario. Nell'elenco non ho citato Como, perché il Fai Giovani (e non solo)le ha già valorizzate in un percorso compiuto, e Brunate, dove approderà proprio il Festival della luce, nella passeggiata che guiderà lo scrittore/architetto Gianni Biondillo domenica 15 maggio. La lista dei luoghi e degli aneddoti, non distragga il lettore dal dato fondamentale: la curiosità. Una virtù di cui noi comaschi abbiamo particolarmente bisogno: non dimentichiamoci che solo 7 anni fa siamo arrivati a farci tirare su un muro di cemento armato davanti al lago, di cui si è accorto soltanto a cose fatte un pensionato che, passeggiando con il suo cane, si fermò a curiosare (mai verbo fu più calzante) negli oblò della palizzata che delimitava, e in altra forma continua a delimitare (fin quando non si sa), il cantiere.

Da oggi e fino al 25 maggio gli organizzatori del Festival della luce, che certamente non difettano né di curiosità né di creatività, accendono Como di idee e ci permetteranno di fare delle esperienze non comuni. Impariamo da loro, e da Volta, ad essere curiosi sempre e ovunque. Ad essere cittadini del mondo globale come il nostro concittadino lo fu già due secoli orsono: la curiosità che lo spinse ad immergersi a 7 anni nella fonte di Camnago è la stessa che a 56 lo portò a Parigi a illustrare la pila davanti a Napoleone.

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