Arrivano nuovi poliziotti
Tutti destinati alla dogana

Ecco i rinforzi per la polizia di frontiera, da un anno non più in postazione fissa ai valichi, poiché è entrato in vigore il trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone tra l’Europa e la Svizzera

COMO - Arrivano i rinforzi per la polizia di frontiera, da un anno non più in postazione fissa ai valichi, poiché è entrato in vigore il trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone tra l’Europa e la Svizzera. È ora applicata al cosiddetto “velo” di confine, la zona sottorete che si estende da Bizzarone a Valsolda, passando per Como e la Val d’Intelvi e ha messo a punto un dispositivo di vigilanza e di pattugliamento che, per essere a regime, attende lo spostamento di 30 agenti rimasti alla stazione di Chiasso. Dal primo dicembre prossimo, rientrano a tutti gli effetti e sale così a 100 il numero dei poliziotti che potranno agire sul territorio, secondo un’organizzazione che il dirigente, Enzo Giani, sta predisponendo e che va sotto il segno della sicurezza. Già ora, sempre più spesso, lungo una delle vie più trafficate e più strategiche d’Italia, Via Bellinzona, si vede la pattuglia che perlustra e anche nei paesi di confine, si nota l’auto della polizia di frontiera.

I risultati non rappresentano la risposta a certe illazioni svizzere che accusano l’Italia di inviare oltreconfine i clandestini per rincarare la dose degli sgarbi dopo lo Scudo fiscale, con riferimento a 32 nigeriani trovati su un treno, provenienti da Milano e che volevano chiedere l’asilo politico alla Svizzera. Rappresentano la risposta al bisogno di sicurezza del territorio: i reati sono in diminuzione, ma il controllo e la prevenzione restano il tema.
Negli ultimi giorni, la polizia di frontiera ha sorpreso quattro nordafricani che avevano fatto ingresso illegale in Italia: finiranno davanti al giudice di pace per rispondere del reato di clandestinità che comporta una contravvenzione, ma è tra quelli che non corrono il rischio di prescrizione per il «processo breve». E sono appena stati processati e condannati a sei mesi di reclusione, pena non sospesa, due georgiani che non hanno eseguito l’ordine dei questori di Palermo e di Crotone di lasciare il nostro Paese: sono stati trovati a Ponte Chiasso dagli agenti di frontiera in servizio mobile. Ancora, una patente falsa sequestrata ad un nordafricano, veicolo in fermo amministrativo e denuncia per clandestinità.

In seguito a riammissione dalla Svizzera e controllo, è stato rilevato che un marocchino era perseguito da ordine di custodia cautelare e, infine, è stato trovato in via Cardano un tunisino che non aveva più titolo per rimanere in Italia. Tutto questo a pochi giorni dall’ l’anniversario della caduta dell’ultima barriera, il via libera alla circolazione delle persone, con tutte le incognite e con tutti i problemi che ne sono conseguiti sul ridimensionamento degli organici. Prima di quella data, la Polizia di frontiera contava su circa 150 uomini, ai valichi stradali e ferroviari: dapprima i trasferimenti a Varese, poi il potenziamento con il G8 ed ora la normalità che consiste in un dispositivo di vigilanza spostato verso l’interno del territorio. Come dire che l’”alt” a chi non può entrare e restare nel nostro Paese è sempre in atto. Non è più fisso, bensì mobile.

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