Homepage
Martedì 03 Aprile 2012
«La Cina ama il tessile di Como
I nostri prezzi non lo spaventano»
«La Cina apprezza i nostri tessuti, soprattutto ciò che c'è dietro: cultura e know-kow. Questo valore aggiunto fa cadere ogni barriera su prezzi e dazi». Questa la risposta compatta delle nove aziende comasche al rientro dalla prima missione di Milano Unica in Cina.
Questa la risposta compatta delle nove aziende comasche al rientro dalla prima missione di Milano Unica in Cina. La trasferta conferma le enormi opportunità di crescita per l'export della filiera serica, attualmente fanalino di coda nelle vendite di tessuti nell'ex Celeste Impero.
Nel 2011 ha messo a segno un + 6,8% raggiungendo quota sette milioni di euro, dato sottodimensionato rispetto a cotone e pettinati di lana, migliori performer con un incremento del 29% e valori rispettivamente di 47 e 97 milioni di euro.
I nostri tessitori prevedono un forte rimbalzo nei prossimi quattro-cinque anni, in virtù di un rapporto sempre più stretto con gli stilisti orientali già noti ed emergenti.
«La trasferta ha dato un'iniezione di fiducia in un momento di forte criticità dei mercati tradizionali - esordisce Adriano Caccia, amministratore delegato della Its Artea, che spedisce in Cina il 30% delle forniture estere- Questa è la strada giusta da seguire per sviluppare nuove collaborazioni senza impegnarsi in investimenti troppo onerosi».
Il manager è soddisfatto della qualità dei visitatori. «Grazie all'attenta selezione degli inviti, è arrivato un pubblico molto preparato e competente, alla ricerca di prodotti con elevato contenuto di innovazione e design. Operatori che servono da 200 a 800 negozi, dove accanto ai big brand internazionali si stanno espandendo marchi di lusso autoctoni, che offrono capi confezionati in loco con tessuti italiani».
Critico sugli eccessivi controlli Stefano Conti, consigliere delegato di Pentagono Seta.
«Troppo rigorosi - rimarca -. In Cina il grosso del lavoro è fatto da agenti e rappresentanti, sono già loro scremare i clienti. Un atteggiamento protezionistico a volte può bloccare l'approccio con iniziative imprenditoriali dagli sviluppi impensati. Mi è capitato di incontrare piccoli operatori che in un paio di stagioni hanno avviato fabbriche con mille dipendenti».
La domanda di belle trame è così elevata, che gli affari si concludono in fretta.
Leggi l'approfondimento su La Provincia in edicola martedì 3 aprile
© RIPRODUZIONE RISERVATA