Richiesta dei frontalieri:
confronto con il Governo

Lo vogliono i sindacati, che si sono riuniti oggi a Malnate per i lavoratori comaschi e varesini

COMO I sindacati chiedono un tavolo permanente per i problemi dei frontialieri. Il grido si è alzato da Malnate, a tutela dei lavoratori comaschi e varesini impegnati in Svizzera.

Reso noto anche un manifesto, che pubblichiamo integralmente, firmato da Unia, Acli, Cgil, Cisl, Uil, Ocst.

Ogni giorno in Italia 80.000 lavoratori attraversano i confini per andare a lavorare: sono i frontalieri, le cui particolari condizioni di vita e di lavoro - a cavallo di due Paesi - li rendono misconosciuti ai più e, a seconda dei momenti e delle circostanze, diventano talvolta oggetto di grosse campagne mediatiche oppure cadono nel più completo dimenticatoio.

Divenuto ormai un fenomeno strutturale del mercato del lavoro ed un aspetto rilevante nei rapporti dell'Italia con i Paesi di confine, costituisce un importante contributo allo sviluppo di questi Paesi e rappresenta una elevata risorsa per l'economia delle province italiane di confine, tuttavia il lavoro frontaliero rimane tuttora una realtà lontana dalle Istituzioni, che non hanno introdotto una specifica disciplina legislativa in grado di riconoscerne pienamente il valore né il ruolo che svolge nel contesto economico e sociale delle aree territoriali ove è presente.

Al contrario, i pochi e contraddittori provvedimenti governativi adottati negli ultimi anni in materia fiscale, di sicurezza sociale o di politica del lavoro che hanno coinvolto i lavoratori frontalieri, sono il segno più evidente della insufficiente conoscenza della realtà del fenomeno e della conseguente sottovalutazione dei problemi aperti.

Le recenti polemiche intorno all'indennità di disoccupazione per i frontalieri attivi in Svizzera, così come le contraddittorie comunicazioni fiscali circa la dichiarazione dei conti stipendi e le velate accuse di infondati privilegi, non hanno fatto altro che rivelare uno spettro assai più ampio di problematiche. Questioni il cui denominatore comune è l'assenza di considerazione presso il Governo e le Istituzioni e la mancanza di chiarezza nella comunicazione delle decisioni centrali verso le associazioni sindacali e i patronati, le cui sedi periferiche rappresentano l'unico reale punto di riferimento per il lavoratore frontaliero.

Occorre un convinto impegno per arrivare al più presto all'approvazione di uno Statuto dei lavoratori frontalieri, che definisca un quadro di diritti e doveri chiari legati a questa peculiare condizione di lavoro e dia soluzione ai problemi in essere, generati principalmente dalla mancanza di una regolamentazione specifica.

CHIEDIAMO

l'apertura di un tavolo di confronto con il Governo, con l'obiettivo di predisporre l'impianto di uno Statuto dei lavoratori frontalieri  attraverso il diretto coinvolgimento delle Associazioni Sindacali e dei Lavoratori dei territori di confine, il cui contributo scaturisce dal concreto e quotidiano confronto con la realtà del lavoro frontaliero; l'impegno a trasformarlo in legge attraverso la discussione e l'approvazione parlamentare. Uno Statuto che diventi il punto di riferimento, per chiunque governi, per portare avanti negoziati internazionali in grado di produrre accordi bilaterali con i Paesi di confine che prevedano specificatamente una disciplina del lavoro frontaliero.





 


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