«I miei anni con la Kyenge»
Komla-Ebri e il neo ministro
Erba, lo scrittore e il politico condividono l'impegno sociale. "Non è stata scelta perché è nera, è una tosta, saprà dimostrarlo"
Intellettuale e scrittore, è presidente di Redani, la Rete della diaspora dell'Africa nera in Italia, associazione di cui proprio Cécile Kyenge è segretaria dal 2009.
Komla-Ebri saluta con entusiasmo dunque la nomina della sua collega, medico come lui, alla quale è legata da anni di comune impegno sul fronte dell'immigrazione.
«Cécile ministro vuol dire togliere questo problema dai sottoscala degli oratori e dei sindacati, per dare visibilità ad una questione reale, che tocca italiani e non. L'istituzione di un ministero per l'integrazione è un passo avanti, ma se penso che ancora nel 2013 stiamo parlando di integrazione, mi vengono i brividi. Comunque è meglio tardi che mai, tanto più che Cécile è la persona giusta al posto giusto. Chi crede che sia stata scelta per il colore della sua pelle o per buonismo, non la conosce, perché lei è quello che si dice una tosta, una combattente che non molla mai nelle sue battaglie. Io la chiamo roccia. Ha competenze che ha maturato in anni di lavoro in questo settore. Conosce tutte quelle che sono le difficoltà degli immigrati. A Natale la puoi trovare nei Cie, i Centri per l'identificazione ed espulsione, che spero questo governo voglia abolire al più presto».
Subito dopo la sua nomina, Komla-Ebri e la Kyenge si sono sentiti per telefono: «La nostra è una consuetudine di lunga data, la nostra associazione ha perso un grande segretario, ma l'Italia ha guadagno un ottimo ministro, sono sicuro che lo dimostrerà ben presto. Sarà in grado di costituire una squadra di persone capaci, che affronteranno il problema non più rinviabile per il nostro paese dell'immigrazione».
E quali sono le cose da fare subito per Komla-Ebri? «Penso alla cittadinanza di chi nasce in Italia. Deve valere lo "ius soli" anche se temperato, tenendo per esempio conto degli anni di residenza della famiglia. Non credo che, se venisse adottato, verrebbero qui ondate di immigrati solo per partorire e far nascere i loro figli italiani. Non succede in paesi come gli Stati Uniti, dove è in vigore da sempre».
La seconda cosa da fare, come ha già detto, «è l'abolizione dei Cie, e una riforma radicale della legge Bossi Fini. Infine penso che vada dato il diritto di voto alle amministrative anche a chi non è cittadino, ma residente da anni».
Franco Tonghini
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