Bruni: «Non mi dimetto
E il senatore dice bugie»

L’aria è quella della resa dei conti tra il primo cittadino e il coordinatore provinciale del Pdl Alessio Butti. Entrambi hanno sfoderato le armi pesanti

COMO L’aria è quella della resa dei conti tra il sindaco Stefano Bruni e il coordinatore provinciale del Pdl Alessio Butti. Entrambi hanno sfoderato le armi pesanti. Butti, rispondendo alle dichiarazioni del sindaco («Butti non è il partito») aveva scoperchiato la botola contestando il rimpasto (Bruni su Rallo «fa il killer per conto terzi», «sette anni di nulla», «Ticosa secretata, campus fantasma, metrotranvia solo promesse», «Como unico Comune dove il Pdl ha problemi»).
Ed è un Bruni dall’aria trionfante a rispondere a muso duro al senatore. «Oggi avvio il procedimento per la revoca dell’assessore Rallo - tuona il sindaco - e stiamo seguendo le norme. E poi quando sarà chiusa la procedura (Rallo ha rifiutato di dimettersi dicendo «Bruni spieghi che sta dando retta a un gruppo di consiglieri», ndr) faremo la riassegnazione delle deleghe previo passaggio in gruppo». Un sindaco ostaggio di un gruppo di consiglieri capitanati dal presidente del consiglio Mario Pastore (che prima hanno chiesto per sei mesi di mettere Rallo in giunta e adesso ne chiedono la testa)? «Avete questa impressione? - la replica - Ognuno può dire quello che vuole. Ho un accordo stretto, convinto e condiviso con la stragrande maggioranza dei consiglieri, cosa necessaria e indispensabile se si vuole amministrare la città. Se invece si vuole abbandonare la città si fa esattamente il contrario». Tradotto: senza l’appoggio della maggioranza del partito in aula è impossibile governare. Intanto, però, incassa l’appoggio dell’assessore della Lega Diego Peverelli: «Il sindaco è l’autorità della città. Butti faccia il coordinatore, il sindaco finchè non ci saranno cambiamenti è Bruni, piaccia o non piaccia».
Bruni, però, ammette che la città, non quella della politica, ma quella dei cittadini, non è certamente dalla sua parte. «Sì, sicuramente mi sento in discussione - dice - perché la reazione di pancia in buona fede della gente la si sente. Il tempo dirà dov’è la ragione. C’è una contestazione latente in atto, non così marcata come la si racconta, ma percepibile e di cui tenere conto, legata al progetto di questo lotto delle paratie. Si risolverà soltanto quando tolto il cantiere si vedrà l’opera realizzata, e allora si capirà se era giusta, esagerata o sbagliata». Della parola dimissioni non vuole sentir parlare: «Dimettermi? Assolutamente no. Il sindaco può valutare le dimissioni solo se c’è una contestazione radicale all’interno del gruppo consiliare che è quello che gli garantisce il governo della città. Il resto è politichese». Poi l’affondo alle accuse del senatore di non aver fatto praticamente nulla alla guida della città («la Ticosa secretata chissà poi perché, i piani attuativi, il campus fantasma, la metrotranvia promessa»): «Questo è il parere del mio coordinatore provinciale di cui terrò conto. Gli farò un dettaglio di tutte le cose di cui si è dimenticato». E la risposta del sindaco al giudizio sul Comune di Como («Coordino 162 Comunsi senza problemi. I problemi sono solo a Como» aveva detto Butti) è tanto breve quanto gelida: «Questo mi sembra una vera bugia». Su tutto il resto Bruni liquida gli affondi come «parole in libertà. Butti può dire quello che vuole. C’è libertà di parola».
Insomma, un clima da lunghi coltelli che il sindaco è deciso a puntare tutti sul coordinatore provinciale del partito. Sul tavolo, però, c’è innanzitutto la grana del muro del lungolago (quella della Ticosa è in stand by). Muro che, ha ribadito Bruni, verrà abbattuto. «Modificheremo il progetto - spiega il sindaco - e si potrà dimostrare che non sarà una variante rilevante, ma abbiamo scelto di buttarlo giù». Restano da chiarire i tempi di abbattimento e chi dovrà ordinare l’utilizzo del piccone: «In via ordinaria per Natale, massimo gennaio, l’opera sarebbe stata consegnata. La modifica del sistema di protezione probabilmente qualche tempo in più lo richiede, spero non molto. Stiamo verificando sull’abbattimento e per prima cosa bisogna avere contezza delle cifre. Per eliminare il muro da regolare progetto per mettere le paratie mobili che costo ha? 10, 50, 60 mila euro perché parliamo di queste cifre e bisogna vedere se questa scelta è un danno erariale o è talmente evidente la miglioria che si produce che la motivazione ne consente effettivamente l’abbattimento. Sono verifiche che stiamo facendo».
Gi. Ro.

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