Centro al buio
La protesta continua

Poche le vetrine con le luci lasciate accese e non perchè i titolari sono favorevoli alla chiusura del centro

Como

Le luci accese della vetrina dell’Ottica Ghizzoni spiccano in una via Vittorio Emanuele quasi tutta al buio, fatta eccezione di Butti e delle catene Yamamay e Calzedonia.

«Non riesco a spegnerle perché c’è il timer - dice il titolare Gabriele Piseri - ma domani chiamo l’elettricista perché anch’io sono d’accordo con la protesta». Spenti anche i negozi Agiemme e Tessabit. «Butti le ha dimenticate accese solo stasera , con le catene ho chiesto ai capi negozio mi daranno risposta domani», dice Alessandro Rapinese che ieri sera è andato di negozio in negozio per ricordare che la protesta funziona così. Chi non è d’accordo con il centro chiuso,spenga e l’hanno seguito più dei giorni scoris.

Como deve diventare un mortorio- dicono i commercianti - esattamente come sarebbe se il sindaco Mario Lucini tiene la linea dura e non cambia idea.

«Certo che tengo spento - dice Giansilvio Primavesi -. Ho aderito alla protesta e andrò avanti fino alla fine della settimana».

Lo stesso dice il titolare di Brumana e il negozio, quando esce, è al buio come quasi tutta piazza Mazzini. I ristoranti aperti spegneranno una volta finito di servire i clienti. Al Comitato contro la chiusura del centro storico hanno aderito oltre 300 persone. La percentuale dei negozi con le vetrine spente è aumentata rispetto a lunedì e anche se non è ancora al 100 per cento sta raggiungendo una percentuale molto alta, oltre il 70 per cento.

Spente quasi tutte le vetrine di piazza Cavour, di piazza San Fedele, di via Diaz e via Luini. Tolte le grandi catene che sono più difficili da gestire come organizzazione. Ma nonostante questo il messaggio di protesta sindaco arriva chiaro. Ed è molto scuro come l’umore dei suoi cittadini.

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