Il giornale e una sfida
che può essere vinta

Una delle lezioni più feconde consegnateci da questi anni terribili è che la crisi non rappresenta solo un problema, ma anche un’opportunità. Ci costringe a guardarci dentro, a vedere cosa non va, ad abbandonare le rendite di posizione, le pigrizie, le abitudini consolidate, la difesa passiva del bunker nascosta dietro la più fallimentare delle filosofie: “Ma abbiamo sempre fatto così…”.

Bene, giovedì scorso, noi abbiamo svoltato verso il futuro. Uno sciopero dei poligrafici ha impedito a tanti giornali, compreso il nostro, di essere in edicola come tutti gli altri giorni dell’anno. Un problema, grave, anzi, gravissimo, considerata questa stagione tempestosa dell’editoria: non c’è niente di peggio dell’abbandonare i tanti e affezionati lettori nel caos di un’informazione web spesso e volentieri superficiale, opaca, dilettantesca e non certificata da un’azienda editoriale composta da veri professionisti. E allora abbiamo deciso di uscire comunque con il nostro giornale, in tutte e tre le edizioni – Como, Lecco, Sondrio – senza perdere neppure una delle pagine previste. Però, questa la novità, in una versione totalmente digitale. Bastava andare sui siti, procedere con una rapida registrazione e sfogliare – gratis – i quotidiani.

Il risultato di questo numero zero della nuova editoria è andato oltre ogni più ottimistica previsione. E ci lascia in eredità due considerazioni molto importanti. Innanzitutto, sono stati tantissimi, parliamo di migliaia e migliaia, i lettori che hanno scaricato il giornale e si sono anche iscritti alla sua newsletter. Non solo. Parecchi di questi risultano essere nuovi utenti e, quindi, potenziali nuovi lettori. Allo stesso tempo, i centralini sono stati tempestati di telefonate da parte di abbonati e acquirenti che si lamentavano per l’assenza del giornale nelle edicole e che sottolineavano di volere ancora solo e assolutamente la carta. Al punto che – e il dettaglio è davvero rilevante, vista la delicatezza dell’argomento – molte famiglie hanno preferito aspettare l’edizione cartacea del giorno successivo per le loro necrologie.

Cosa significa tutto questo? Che c’è un formidabile zoccolo duro di lettori tradizionali c’è un altrettanto formidabile mondo fluido e multiforme che è pronto per confluire in massa nelle nostre piattaforme on line. Due mondi, che comunque spesso e volentieri si sovrappongono, che abbiamo il dovere di seguire, ascoltare e sollecitare con la massima attenzione e la massima umiltà. In confronto all’epoca pre recessione ci aspetta un doppio lavoro, forse triplo, o addirittura quadruplo, se si considerano anche il sito, i social e tutti nostri prodotti collaterali (libri, riviste, conferenze, concorsi…) che metterà a dura prova le redazioni e che potrà essere onorato solo grazie a uno sforzo massimo di professionalità, di aggiornamento, di condivisione e di entusiasmo.

È una sfida impegnativa, ma al contempo magnifica, che giovedì tutte le componenti aziendali de “La Provincia” – editore, giornalisti, tipografi, agenti commerciali, tecnici e diffusori – hanno raccolto e vinto facendo leva su un grande lavoro di squadra che fa davvero ben sperare per il futuro. Con buona pace dei menagrami, dei brontosauri, dei lazzaroni, dei tromboni e dei falliti. È anche per questo che noi siamo noi e gli altri, con tutto il rispetto, sono solo gli altri.

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@DiegoMinonzio

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