Il voto di Olgiate
decisivo per Como

Di tutto si può dire del Pd di Como salvo che sia un partito prevedibile. Mentre, infatti a livello nazionale si discute al calor bianco sul referendum legato alle riforme costituzionali care a Renzi, in riva al lago il dibattito è tra il Lucini bis o no, ma ora soprattutto sull’eventualità che il Lucini uno, cioè il sindaco e l’amministrazione in carica non arrivino neppure a fine mandato. I sostenitori di questa tesi partono dal clamoroso scivolone legato alla vendita svendita della quota di Acsm-Agam, fallita per il voto contrario di una parte della maggioranza, e dalla constatazione che ancora si sia fatto troppo poco per mettere al sicuro il primo cittadino e la sua giunta da altri blitz sul bilancio che manderebbero tutto a carte quarantotto. Dall’altra parte del Pd c’è la seraficità della componente “luciniana” certa che l’attuale esperienza arrivi in porto e il sindaco possa tentare, se lo vorrà, la carta della ricandidatura perché, nonostante i risultati disastrosi su lungolago e Ticosa, continua a godere della stima dei cittadini comaschi.

Certo, sulla vicenda Acsm-Agam sembra evidente una certa sottovalutazione. Il problema del rapporto con i “ribelli” della maggioranza, al di là del richiamo contenuto nel documento prodotto dalla segreteria, rimane irrisolto. E l’azione dei consiglieri in dissenso con la linea della maggioranza rischia di saldarsi con l’opposizione e catalizzare la palese insoddisfazione che cresce in un alleato del Pd come Paco-Sel. Dire che oggi esista la certezza di arrivare indenni all’estate 2017 appare ancora un azzardo. Il bilancio ci dirà.

Qualche indicazione sugli scenari futuri della tormentata e stanca politica comasca, in perenne deficit di partecipazione a sinistra come a destra come al centro, ammesso che queste categorie novecentesche abbiamo ancora un qualche senso, arriverà anche dal voto del 5 giugno. Nelle grandi città, dove si misurerà la tenuta del consenso renziano e si vedrà che piega prenderanno i rapporti tesi nel centrodestra, ma anche dalle nostre parti. In particolare a Olgiate Comasco dove il deposito delle liste di ieri ha confermato che la sfida principale sarà tra Roberto Briccola candidato sindaco del centrodestra e Simone Moretti che tenterà di mantenere il centrosinistra alla guida della città.

Briccola, imprenditore ed esponente della società civile, ha un profilo dannatamente simile a quello di Mario Landriscina, medico e capo del 118 che si dice essere l’asso nella manica del centrodestra per Como (ma ci potrebbero essere sorprese).

A Olgiate non è stata ricandidata, per sua volontà, il sindaco uscente Maria Rita Livio e si è puntato su uno degli assessori della sua giunta. Detto che potrebbe accadere anche a Como, magari anche qui con un’alternanza tra i sessi, ma al contrario, l’esito del principale comune della provincia alle urne tra un mese potrebbe influenzare non poco le scelte del Pd per il capoluogo. Specie se Briccola dovesse fare man bassa e fosse confermata poi la candidatura di Landriscina.

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