Lo sgombero visto da chi
è peggiore anche di noi

I politici di destra e di sinistra sono dei personaggi davvero impagabili: appena gli passa un migrante sotto il naso gli s’innesta subito il turbo al trombone. L’occasione fin troppo golosa l’ha fornita lo sgombero di un palazzo romano occupato da quattro anni da un migliaio di clandestini e rifugiati politici. Un secondo dopo la messa in onda delle immagini, in effetti molto rudi, degli scontri tra polizia ed extracomunitari, è partito il nostro meraviglioso circo mediatico.

I parlamentari di centrodestra, accompagnati da un corteo di commentatori di rara finezza, hanno ribadito la linea asettica ed anglosassone che li contraddistingue dal sorgere dell’emergenza. E negri e maiali e terroristi e islamisti e kamikaze e mangiapaneaufo e quelli che vengono qui a rubarci il lavoro, se non fossero lazzaroni, e a stuprare le nostre donne ed è ora di basta e la gente sono stufi e dagli al nigeriano e spara al senegalese e fiocina l’eritreo e forza Kilimangiaro e forza Ku Klux Klan e aiutiamoli a casa loro, ma anche no, e ci attaccano le malattie e quando c’era lui caro lei e gli spezzeremo le reni e li respingeremo sul bagnasciuga e bombardiamo il Maghreb e ius soli di tua sorella e via straparlando con il prelibato contorno di rutti, polente e uccelli, pestoni di rosso, giri di spritz, scope, primiere e settebelli all’osteria e salami di Jacovitti che fanno della nostra destra uno dei soggetti più circensi che la storia del belpaese abbia prodotto negli ultimi secoli.

I parlamentari di centrosinistra, accompagnati dal corteo, a dir la verità molto più nutrito di quell’altro, di commentatori per niente snob, per niente narcisi e per niente rinchiusi nella torre d’avorio, hanno invece ribadito la linea pragmatica e legata al principio di realtà che li contraddistingue dal Sessantotto. E poveri negretti e questi umiliati e offesi e le vittime della globalizzazione, dei poteri forti, delle multinazionali, della feccia fascista che risorge e quindi ora e sempre Resistenza e giù le mani dai pregiudicati di Raqqa manipolati dal sistema e porte aperte a tutti e accogliamo tutti e diamo da mangiare e da bere a tutti e occupate le case che preferite e se non vi vanno bene occupatene pure delle altre e guai a chi chiede di rispettare le regole che valgono per gli italiani, che cosa inaudita, che provocazione, che volgarità e via sdottoreggiando con il ben noto contorno di peace and love, mettete fiori nei vostri cannoni, sindacalisti forforosi, maglionazzi pulciosi, schitarrate in piazza e pasionarie da terrazza che fanno di “Ecce Bombo” l’eterna metafora della sinistra italiana.

Due schieramenti di macchiette. Accozzaglie di politica di serie C, anzi, probabilmente di serie D, così ci mettiamo al livello delle nostre squadre, che non sanno di cosa stanno parlando, che ignorano la realtà effettuale anche perché non posseggono gli strumenti culturali minimi per capirla e per modificarla e sanno quindi solo arrabattare slogan da talk show o da cloaca digitale. Questa è la verità. E la verità è che a Roma c’era un palazzo occupato in modo totalmente abusivo e che l’ignavia dei poteri statali e comunali ha fatto finta di non vedere quello che non voleva vedere.

Le occupazioni sono di per sé illegittime e devono essere sgomberate. Punto. Assieme a quella cultura melmosa, infida e doppiomoralista che considera la proprietà privata un furto. E quindi quei migranti da lì dovevano essere fatti uscire dopo un secondo, non dopo quattro anni. Ma al contempo, non esiste che chi riceve asilo politico venga buttato tra i cartoni perché a queste persone - non suini, persone - va garantito un aiuto vero per trovare un alloggio, un’assistenza sanitaria e scolastica e una riqualificazione professionale che gli permetta di lavorare. Ma al contempo non è tollerabile che i migranti scaglino sassi e bombole di gas sui poliziotti, così come non lo è vedere gli energumeni dei centri sociali (quelli che occupano centinaia di edifici privati in tutta Italia e nessuno fa niente) aizzare e partecipare alla rivolta. Ma al contempo non si sbattono gli esseri umani a bivaccare nei giardini e nelle piazze e non si prendono a colpi di idrante le donne e i bambini, di qualunque colore essi siano.

E quando accadono queste cose, larga parte della responsabilità riguarda noi pennivendoli, che dovremmo fare il piacere di raccontare ai nostri lettori, che non sono una massa di imbecilli con l’anello al naso, che lì dentro non c’erano solo e soltanto clandestini (vulgata di destra) oppure solo e soltanto rifugiati politici (vulgata di sinistra), ma entrambe le cose.

La realtà è sempre molto più complessa di quello che credono le testoline di noi leoni da tastiera, che sbraitiamo insulti ed esibiamo certezze nella cloaca di Facebook e nella chiavica di Twitter senza capire che questo sabba ideologico serve solo a sollevare un gran polverone che copra le vergogne di un palazzo incapace e imbelle.

Un palazzo che tollera da sempre che i legittimi proprietari vengano derubati dei loro beni immobiliari - e questo accade da decenni anche nella civilissima Milano - forse perché è troppo occupato a omaggiare i propri appartamenti di pregio a canoni ridicoli, scandalosi agli amici degli amici. E che sopporta che i migranti si permettano di rifiutare una sistemazione o un lavoro trovatogli dal Comune o anche di violare le leggi dello Stato che li ha accolti e che tollera però che finiscano nelle mani del racket e del caporalato e che gli si impedisca il diritto alla preghiera comunitaria.

Chi ricorda un aspetto di questo scandalo bipartisan si becca subito del fascista, chi invece ne ricorda un altro si prende del comunista, quando invece l’unico comun denominatore di questa palude è il cretinismo e il vigliacchismo di partiti, sindaci, prefetti, questori, sindacati e salmerie al seguito che dovrebbero rappresentare il meglio di noi e che invece rappresentano sempre il peggio. E dire che è dura essere peggio di noi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA