Gli Zanetti: «A Como per sempre
Dall’Inter ai bimbi poveri»

Il capitano e la moglie Paula si raccontano tra progetti e curiosità. «Fondazione Pupi, dodici anni di impegno per i piccoli argentini»

Como

Gli ultimi 19 anni li hanno vissuti su quello che chiamano «il nostro lago». Sorridono seduti in una pasticceria di Cernobbio Javier Zanetti e la moglie Paula. Per un’ora niente calcio, niente Inter. Solo il lago e i bimbi della fondazione Pupi.

La fondazione è nata alla fine del 2001, prima dei vostri tre bimbi. Perché avete deciso di crearla?

Javier: Io collaboravo con Bergomi e i Bindun. Poi , io e Pau, abbiamo pensato di poter iniziare a fare del bene anche nel nostro Paese, burocrazia permettendo. Pian piano abbiamo coinvolto tanti amici e tante persone a cui piaceva questa idea e siamo partiti con l’obiettivo di aiutare i bimbi che, in quel momento, erano quelli che soffrivano di più, con la crisi che l’Argentina stava attraversando.

Come avete scelto il nome?

J: Il soprannome me l’aveva dato un allenatore in Argentina, quando il progetto era quasi completo, ci mancava il nome.

Paula: Abbiamo giocato un po’ con le parole, Pupi, i bambini...ci piaceva perché è molto dolce. In realtà Pupi si riferisce al calcio, ma è molto bello che abbia questo doppio significato. Abbiamo usato le iniziali (por un piberio integrado) per chiarire quello che facciamo. Piberio, nel nostro dialetto, sono i bimbi.

C’è una storia a cui vi siete affezionati?

J: C’è una storia molto bella di un bambino che si chiama Johnatan. È arrivato da noi, ha fatto tutto il percorso, adesso compie 18 anni e ha deciso di lavorare in fondazione come volontario. Per noi è una cosa fantastica.

P: Ha iniziato a 5 anni e ha scelto di rimanere come volontario, un leader in questo gruppo. Un riferimento, la dimostrazione che il percorso serve.

In cosa lo avete aiutato?

P: In tutto. Nello studio, gioca a calcio. Non ha mai conosciuto il suo papà e lo ha cresciuto la nonna. Siamo stati la sua famiglia, tutte le decisioni pesavano su di noi e vederlo oggi che lavora con noi è una gioia immensa.

L’intevista completa su La Provincia in edicola giovedì 1 maggio

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