Son ragazzi, ma sbaglia
chi chiude un occhio

Fuori i responsabili, devono pagare i danni». Come dare torto alla preside della media Parini di Como? Un gruppetto di suoi studenti, alcuni giorni fa, ha devastato i bagni della scuola, non uno ma tutti i servizi sui tre piani della sede. I danni sono pesanti e, almeno per ora, i responsabili non sono stati identificati. Una ragazzata? Sì, certo, perché non si può definire diversamente il gesto, ancorché sconsiderato, di studenti la cui età varia dagli undici ai tredici anni. Ma ha fatto bene la dirigente, Valentina Grohovaz, a lanciare pubblicamente un appello affinché sulla vicenda sia fatta piena chiarezza. E ha fatto doppiamente bene soprattutto a sottolineare che sì, certo, è giusto che sulla vicenda si fermi a riflettere l’intera comunità scolastica (studenti, docenti, famiglie) ma non ci può essere via di uscita diversa, innanzi tutto, dall’identificazione dei responsabili e dalla loro punizione quale che sia. Che devastante messaggio arriverebbe ai ragazzi se in questo caso, una volta di più, venisse fuori che alla fine per i propri errori non si paga mai e il più delle volte, se si è bravi a non farsi beccare, si riesce a farla franca?

Ci sono, è vero, migliaia di attenuanti in una società popolata di cattivi maestri. Senza tirare in ballo la politica, in ogni caso poco seguita dagli adolescenti, basta considerare lo sport dove l’arte dell’inganno, anche ai massimi livelli, è considerata una virtù e non un torto al principio di lealtà. Lo stesso accade per strada, nelle famiglie (quale genitore denuncerebbe il figlio che ha copiato il compito di matematica?), sul web e in tv. Ovunque, in un mondo malato. Colpa del sistema si sarebbe detto un tempo. Sì, il sistema d’accordo, ma è il caso, di cominciare a prendersela con i singoli, non ovviamente per mandarli in galera o bandirli da tutte le scuole della repubblica, ma per far sì che imparino ad assumersi le proprie responsabilità e da un gesto così dissennato trovino elementi utili alla loro crescita, alla loro maturazione di cittadini. I loro genitori, se possono, pagheranno i danni ma in fondo la circostanza è secondaria. L’importante è soprattutto non chiudere un occhio, non dare l’impressione ai ragazzi che in fondo, passata la rabbia del giorno dopo, tutto passa nel tempo di un battito di farfalla.

La vicenda della Parini richiama all’orecchio un fatto, oggettivamente molto più grave per l’entità dei danni provocati, accaduto a Milano (anche lì, ironia della sorte, la scuola si chiamava Parini ma si trattava del famoso liceo classico della buona borghesia meneghina). Quattro studenti, per evitare il compito di greco, pensarono bene di allagare l’intero istituto. Cosa accadde? All’inizio fu una festa e i responsabili, noti da subito alla maggior parte dei ragazzi, furono considerati una sorta di eroi. L’euforia però, e per fortuna, diventò rabbia nell’arco di poche ore quando cioè fu generale la consapevolezza del disastro provocato. Il fatto allora ebbe grande risonanza mediatica e fu forse anche questa circostanza a indurre i quattro, dopo qualche giorno di tentennamento, ad autodenunciarsi. Anche per iscritto: «È stato un gesto ignobile, anche noi ci consideriamo ignobili. questo, insieme al nostro dispiacere, è l’unico modo per sentirci dentro una scuola che è ancora così gran parte della nostra vita. Perdonateci, se potete».

Furono, ovviamente, perdonati e riaccolti in classe. Anche a casa passarono guai non da poco con i genitori che vennero chiamati a pagare i danni, quantificati intorno ai 500mila euro. Ora che sono trascorsi 11 anni di sicuro non hanno dimenticato. Qualcuno di loro magari è a sua volta diventato papà. Allora non chiudere un occhio è stata la scelta migliore, quella che ha consentito loro di diventare più grandi.

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