E' morto Alfredo Tragni
Fu grande presidente del Como

Nella storia del Como, certamente una delle persone e dei personaggi più validi e più importanti. E non solo perchè del Calcio Como è stato presidente per dieci stagioni, dal 1971 al 1980. Alfredo Tragni è stato un grande presidente. E’ scomparso l’altra notte, tra domenica e lunedì, a Meda. Aveva 88 anni

COMO - Nella storia del Como, certamente una delle persone e dei personaggi più validi e più importanti. E non solo perchè del Calcio Como è stato presidente per dieci stagioni, dal 1971 al 1980. Alfredo Tragni è stato un grande presidente. E’ scomparso l’altra notte, tra domenica e lunedì, a Meda. Aveva 88 anni. La sua scelta, la scelta del "gruppo dei medesi" come li si è a lungo definiti identificando quel fortunato periodo di storia azzurra, di prendere ilComo fu quella che segnò la trasformazione della società azzurra in una società calcisticamente moderna e all’avanguardia. Merito dei tempi che cambiavano, ma anche e soprattutto merito di alcune scelte particolarmente lungimiranti, che tracciarono la strada anche a chi venne dopo Tragni e il suo gruppo.

Sì, perchè innanzitutto fu proprio in quegli anni che nacque l’idea di investire seriamente sui giovani. Fu proprio durante quella gestione che il Como organizzò e mise basi solide e definitive al suo vivaio, che divenne poi nel giro di qualche anno e restò per molti anni uno dei primi per organizzazione, qualità e produttività di talenti in Italia. Dice Mino Favini, che per quei pochi soprattutto più giovani che ancora non lo sapessero resta il più grande scopritore e "coltivatore" di talenti in Italia, nonchè uno degli artefici principali delle fortune del Como per circa un ventennio, che un giorno Tragni gli domandò quando e se sarebbe stato possibile vedere una squadra Primavera fatta tutta di giocatori che poi davvero sarebbero diventati tutti professionisti ad alti livelli. E quella richiesta cominciò a diventare realtà proprio in quegli anni, crescendo i ragazzi degli anni 60. La Primavera di Borgonovo, Invernizzi, di Braglia e Fusi, quei ragazzi che arrivarono da bimbi a giocare nel Como proprio sotto la gestione di Tragni.

E per chi ha qualche anno in più, del resto, basterebbe una sola considerazione. Fu Tragni l’uomo che "inventò" Mino Favini, il primo a proporgli quel ruolo. Basterebbe questo per metterlo non solo nell’albo della storia del calcio comasco, ma decisamente in quello del calcio nazionale.
Senza contare quello che quel gruppo dirigenziale riuscì a costruire grandi cose anche con la prima squadra. Tragni portò a Como Giancarlo Beltrami nel ruolo di diesse, fu lui a lanciarlo nel grande calcio che lo portò poi a "costruire" l’Inter dei tedeschi. Tragni portò a Como Eugenio Bersellini, portò soprattutto Pippo Marchioro, che mise la firma sulla fantastica promozione in A del 1975, quella di Tardelli, altro grande nome "firmato" Tragni.

E sempre Tragni era il presidente del grande salto di Marchioro dalla C alla A, della coppia Nicoletti-Cavagnetto, di Vierchowod, Centi, fu il presidente di Vecchi, di Rigamonti, di Pozzato e Fontolan, di Correnti e di una lista infinita di grandi nomi. Fu il presidente che aprì le porte al gruppo di Mario Beretta e a quello di Benito Gattei, che poi gli successero per tanti anni alla guida del Como. Il Como, senza Alfredo Tragni e il suo gruppo, avrebbe avuto tutta un’altra storia. Non c’è controprova, ma tanti indizi: sarebbe stata una storia decisamente meno gloriosa.
Lilliana Cavatorta

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