Hockey, Bertotto racconta il suo tricolore Under 16

Dalla panchina non ha mai dovuto alzare la voce e ha puntato tutto sulla fantasia: come si costruiscono dei giovanissimi campioni italiani

COMO - Nel corso dell’intera stagione Danilo Bertotto non ha mai dovuto alzare la voce. In panchina ha seguìto la squadra dando rapidissime segnalazioni sul cambio delle linee, se c’erano osservazioni tecniche da effettuare avvenivano sempre nello spogliatoio: così ha guidato la squadra dell'Hockey Como-Amici di Como campione d'Italia under 16
Da giocatore tantissima fantasia e una capacità innata di realizzatore, punto di forza di tante squadre che sono passate dalla serie B alla A, poi in A2. Ora da tecnico ha confermato di avere grande fantasia, duttilità e polso nel saper comandare la squadra, modificarla con rapidità e dirigerla sempre al meglio anche nelle circostanze più difficili, quando per qualche fallo di troppo si è trovata in inferiorità numerica.
«Bisogna avere la padronanza del gioco» andava ripetendo: è stata l’arma vincente di questa squadra, cresciuta costantemente per applicarsi alla manovra, mai per distruggerla. Colpire gli avversari con un gioco pulito: così ha saputo costruire la squadra Campione d’Italia.
«Non abbiamo mantenuto il livello tecnico della prestazione offerta ad Alleghe, ma è stato comprensibile - ripete il giorno dopo il trionfo - perché abbiamo sentito troppo l’importanza del risultato in questa partita. Ma va bene così, è giusto pretendere il meglio dai professionisti, per questi ragazzi, in fondo, è anche un gioco ed occorreva divertirsi. Tutto sommato comunque abbiamo reso questa sfida di ritorno quanto mai emozionante fino al termine visto che a 5’34” dal termine stavamo sul 3-3 prima che Muscionico trovasse la via del gol e poi offrisse a Martinelli l’assist per il definitivo 5-3 a 14” dal termine».
Ora disputerete qualche torneo? «Non credo, anche perché i ragazzi hanno sacrificato tante domeniche e mi sembra giusto ora abbiano un po’ del loro spazio, anche per gli studi che sono pur sempre molto importanti. E’ stata una felicissima avventura sportiva, durata meno di sei mesi, che ricorderanno per tutta la vita».

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