Bruno, il "duro" del calcio
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"In fondo ero uno di quei difensori veri come adesso non ce ne sono più" dice l'ex comasco. L'intera intervista su La Provincia di mercoledì 

COMO - "Bruno picchia per noi". Bruno, nel senso di Pasquale. C'era Borgogol, c'era Dan Dan Superstar, la curva del Como cantava per i suoi giocatori, negli anni 80. Era una squadra eccezionale, chi ha avuto la fortuna di vivere quell'epoca di tifo azzurro lo sa. E c'era anche lui, Pasquale Bruno, il duro. Quello che la gente azzurra invitava a "picchiare" a nome di tutti. Una fama di duro, che il tempo non ha scalfito. Anzi, quel ragazzotto leccese ha vissuto da inamovibile titolare alcune delle stagioni migliori del Como in serie A e ha poi proseguito con una brillantissima carriera, tre anni alla Juventus, tre al Torino, uno alla Fiorentina, poi la sua squadra d'origine, il Lecce, e ancora due stagioni in Inghilterra.
Non uno "scarpone" qualsiasi, insomma. Ha vinto campionati di B, due coppe Italia, la Coppa Uefa con la Juve. Grinta di qualità, e che qualità. Ma la sua immagine è quella, e quella resterà. Il picchiatore, il duro. Nessuno come lui. Non a caso, ancora oggi a quasi cinquant'anni, la sua immagine campeggia in questi giorni come testimonial del fantacalcio della Gazzetta dello Sport Pagine intere col suo volto e il celeberrimo slogan sul gioco che si fa duro e i duri che entrano in gioco. Inevitabile, hanno pensato a lui. E a una fama che Bruno cominciò a conquistarsi proprio qui...
«Già - ride divertito Pasquale, al telefono dalla spiaggia in Puglia, dove sta proprio allestendo insieme agli amici la sua squadra di Fantacalcio -, è il mio modo personale di restare nel mondo del calcio... Non posso certo dire che mi dia fastidio. Anche se allora, ogni tanto, questa fama qualche problema me lo creava. Immeritata? Diciamo che ero un giocatore deciso, ma non scorretto. Poi certo, ci ho messo del mio. Qualche volta ho avuto atteggiamenti un po' eccessivi. Ma la fama di duro non mi dava poi così fastidio. In fondo ero uno di quei difensori "veri" come adesso non ce ne sono più». Probabilmente no, su questo ha ragione, se hanno pensato a lui.. «Ce n'è uno solo che mi piace adesso, Paolo Cannavaro, il fratello di Fabio. Lui mi piace, per il resto, lasciamo perdere...».

Leggi l'intervista completa su "La Provincia" del 10 agosto

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