Alla scoperta del sambo
Domenica sfide ad Arosio

Uno sport “inventato” negli Anni Venti dall’Armata Rossa. Sessanta atleti in gara, una decine le ragazze

Il palazzetto dello sport di via Buonarroti ad Arosio, sarà per due giorni (sabato pomeriggio per un seminario di aggiornamento per arbitri, domenica mattina per le gare), la casa del Sambo. Non è un ballo, ma un’arte marziale che si svolge sul tatami, “inventata” negli anni venti dai militari dell’Armata Rossa.

Cinquanta atleti, nelle tre categorie di peso maschili (62, 74 e +82 chili) e una decina nel femminile, si daranno battaglia, domenica mattina a partire dalle ore 10.30, nella seconda edizione del trofeo Sambo Invicta-memorial Dario Galbiati.

La gara è organizzata dall’inverighese Mattia Galbiati (judoka di ottimo livello e, nello stesso tempo, uno dei più forti “sambisti” nazionali) in collaborazione con la Sambo Invicta (sede a Mariano, in via Lambro) e la Virtus Arosio e il patrocinio dell’amministrazione comunale.

In Italia il Sambo è approdato alla fine degli anni settanta, quando la Federazione Italiana Lotta Pesistica e Judo ha organizzato dei campionati nazionali. Il boom però è degli ultimi anni, con gli azzurri che hanno iniziato a presentarsi nei campionati europei e nei mondiali, a sfidare i caposcuola dell’est (Russia, Romania, Bulgaria, Georgia, Moldova, Ucraina e Azerbajigian).

L’incontro (i due lottatori si sfidano in divisa rossa e blu) ha le caratteristiche di uno scontro reale. Un sambista deve prevalere sull’altro buttandolo a terra, senza limitazioni di prese, con l’unico vincolo di mantenersi attivo e, possibilmente, di ottenere la resa prima del limite grazie ad una leva articolare alle braccia o alle gambe, mettendo l’avversario fuori combattimento. La vittoria anzitempo è aggiudicata anche a chi esegue un’ampia proiezione a terra dell’avversario con velocità e controllo, rimanendo in equilibrio sui due piedi.

E’ contemplata la vittoria per netta superiorità tecnica, quando si ottengono 12 punti di vantaggio. «E’ la forma di lotta più completa e più libera -spiega l’organizzatore Mattia Galbiati -. Aver fatto judo è una buona base per cimentarsi un questa disciplina, ma la differenza con il Sambo è come quella tra il calcetto e il calcio ad undici». Un incontro dura sei minuti e ogni mossa è consentita: scatti, prese, leve articolari. Ogni momento di dèfaillance mentale può costare caro.

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