Arrigoni: «Questa non è la vera Cantù»

Proprio ieri Bruno Arrigoni ha compiuto gli anni. Sessantanove, per la precisione. Quasi un terzo dei quali trascorsi a Cantù. Da tecnico e da dirigente. Indifferentemente.

Buon compleanno, Bruno.

«Anche voi volete infierire? Onestamente, sono diventati molti...

»

Come se la passa? «

Ho i miei problemi, me li tengo e ci convivo. Acciaccato, come appunto una della mia età. E poi ci sono le quotidiane paturnie legate alla pallacanestro».

Ma come? Voi della Virtus Bologna avete vinto due delle prime tre partite del campionato.

«Siamo in linea di galleggiamento. Abbiamo perso a Sassari senza affondare giusto per affidarmi ancora a un termine nautico. E vinto le due in casa con Capo d’Orlando e Caserta».

Tra l’altro siete partiti con la penalizzazione (-2) in classifica. «

Proprio per questa ragione avevamo ben chiaro che non potevamo commettere passi falsi all’inizio. Sarebbe stata istigazione al suicidio lasciare punti a rivali che potrebbero essere avversarie dirette per la salvezza».

E di Cantù che ci dice?«

Che ritengo abbia allestito una squadra importante».

Ma intanto è a una vinta e cinque perse...

«E ma non è che si possono sommare campionato ed Eurocup perché sarebbe come mettere assieme mele e pere».

Ok, ma intanto fa fatica.

«In questo momento specifico paga le conseguenze dell’infortunio di Feldeine, l’unico che non doveva farsi male perché l’unico ora in grado di spostare gli equilibri. Una bella squadra, ma senza di lui non è la vera Cantù».

E allora?

«C’è soltanto bisogno di metterli assieme e questa è la dote migliore di Sacripanti. Lo ha a più riprese dimostrato nella nazionale Under 20, prendendo giocatori qua e là per trasformarli in un capolavoro di coesione».

L’intervista integrale sull’edizione de La Provincia in edicola venerdì 30 ottobre

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