Recalcati: «Io e il Poz al Mondiale. Ogni tanto è meglio farlo sfogare»

Basket Il totem canturino è nello staff tecnico dell’Italia che ha strappato il pass a Tbilisi: «Squadra a immagine e somiglianza del coach, che prosegue l’ottimo lavoro di Sacchetti»

Ultimi dieci minuti «in apnea totale», ultimi secondi da tremarella. Ma, alla fine, l’Italbasket – battendo a Tbilisi la 85-84 - ha conquistato in anticipo i Mondiali del 2023, in programma dal 25 agosto al 10 settembre in Giappone, Filippine e Indonesia. Testimone diretto di questo traguardo, il canturino Carlo Recalcati, da alcuni mesi tornato in Nazionale come senior assistant di Gianmarco Pozzecco.

L’urlo liberatorio

Nell’urlo liberatorio del Poz («È finita!») è concentrata tutta l’attesa e la soddisfazione per un risultato importante: «I Mondiali erano un obiettivo – dice “Charlie” -: in Nazionale è importante fare risultati, ma anche dare continuità alle presenze nelle competizioni internazionali. E da trent’anni non accadeva che l’Italia partecipasse consecutivamente a due Mondiali. C’erano oggettivamente delle chance qualificazione anche a febbraio, ma è stato molto meglio chiudere ora il discorso, per molte ragioni, soprattutto legate alla presenza dei giocatori. Essere ai Mondiali è importante, anche per la Federazione, vincerli sarebbe fantastico. Ma cominciamo ad andarci…».

Che bel ritorno in azzurro per Recalcati, che dell’Italia è stato ct dal 2001 al 2009. Ci è tornato soprattutto per il suo legame con Pozzecco: «Quando mi ha proposto questo ruolo, l’ho condiviso al volo proprio perché è stato lui a chiedermelo, pensando che potessi essere utile. Io nel discorso tecnico entro fino a un certo punto, anche perché lui ha tante qualità, ha tutto per affermarsi anche come grande coach».

Chiaramente, di tanto in tanto arriva anche qualche consiglio da Recalcati: «Ha un suo staff validissimo, io non voglio creare confusione, anche se lui sa che non lo prevaricherei mai. Io stesso ho preso le misure di questo incarico, chiedendomi cosa potesse produrre un valore nell’economia della squadra. In panchina vado anche io, se vedo qualcosa di particolare la comunico. E poi mi piace l’ambiente: ho ritrovato tante persone, soprattutto nello staff medico, che lavoravano con me quando ero ct».

«Diventare invisibili»

Ma rientra tra i compiti del senior assistant anche placare Pozzecco? «Nell’immaginario collettivo credo di sì, ma non è semplice. Anzi in certi momenti è bene anche lasciarlo sfogare e bisogna esser bravi a diventare invisibili».

Intanto, questa Italia piace sempre di più ed è ormai al tavolo con le grandi squadre internazionali: «È costruita a immagine e somiglianza di Pozzecco, che sta proseguendo l’ottimo lavoro di Sacchetti, con cui l’Italia ha conquistato l’accesso a Mondiali, Olimpiadi ed Europei. La cosa più bella? La linearità di Pozzecco: non ha mai deluso le aspettative dei giocatori. E questa Italia è una squadra serena e che si diverte, ma mettendo in campo quelle caratteristiche che servono per vincere le partite, come intensità ed energia».

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