Como ultimo, tutte le ragioni del flop

Serie B Cominciano le battute sulla sbandierata ricchezza della società, sui suoi progetti e sull’ultimo posto. I motivi di una situazione che Mutti ha definito “raccapricciante”. Ma ci sono tempo e risorse per rialzarsi

Il calcio è spietato, e l’ultimo posto (seppure dopo sole sette giornate) è un rospo difficile da mandare giù. Basta vedere cosa è successo ieri a Genova (fronte Sampdoria) o a Perugia (che non sta molto meglio del Como).

Se qui, su piazza, la gente conosce bene la profondità del progetto della società, e i tifosi si sentono garantiti dalla struttura e dai proprietari, fuori dai confini locali cominciano battutine e colpetti di gomito: troppo facile fare battute e paragoni tra i progetti in grande, i nomi implicati (Thierry Henry e Fabregas), la ricchezza della società da una parte, e l’ultimo posto in classifica dall’altra. L’allenatore Mutti ha definito “raccapricciante” l’inizio del campionato azzurro. Ma cosa non va? Proviamo a riassumerlo.

Squadra

Ci sono diverse cose che non funzionano: la prima è che questa non è ancora una squadra. Colpa probabilmente del mese e oltre senza allenatore, una fase di incertezza che ha disgregato l’omogeneità. Lo scorso anno avevi l’impressione che ci fosse un gruppo, ci fosse una sintonia, una armonia di fondo, data dal lavoro psicologico di Gattuso, al quale non potevi certo dire di non essere capace di creare un clima positivo.

Adesso la squadra sembra un complesso scordato, dove ognuno va per i fatti suoi. Il che si traduce, oltretutto, in una strana mancanza di energia in campo. Squadra molle, per questo Longo ha detto che prima vanno risolti i problemi psicologici. Anche se dopo aver ripresentato la squadra voluta da Wise con la Spal, adesso può darsi che cambi modulo e faccia. Resta un problema concreto: come un tecnico energico come Longo possa insistere con un centrocampo dove Baselli continua ad andare a tre cilindri e dove Fabregas (pur positivo a Cosenza) ancora gioca più di mestiere che di impeto.

In più al Como, rispetto alle squadre che puntano in alto, manca qualche giocatore di prospettiva, un Fagioli, uno Zerbin, un Colombo, mentre si è puntato su grandi esperti di ritorno, su giocatori non in rampa di lancio ma di rivalsa (Fabregas, Baselli, Faragò, Mancuso, lo stesso Cutrone seppure di giovane età). Detto questo i nomi ci sono, e ancora oggi molti sono convinti che questa squadra si risolleverà.

Società

Questi sono strani eh. Mamma mia, se sono strani. Del resto gente che presenta Henry, senza spiegare perché è venuto qui e soprattutto (come capitato anche per Fabregas) vietando domande sulla partecipazione societaria (allora cosa lo presenti a fare?), è perlomeno particolare. La sensazione è che l’attività di marketing, di insediamento nel territorio sia in questo momento una sfida più importante di quella calcistica. Fabregas è stato preso per immagine (anche se non lo fanno parlare).

Ma poi c’è anche l’asse Wise-Ludi che è logisticamente difficile, con la sensazione che ultimamente l’inglese (anche lui senza parlare, spiegare, presentarsi...) abbia imposto la sua linea. La società, dopo la contestazione dei tifosi ha cercato una attività comunicativa più frequente, ma distonica rispetto al basso profilo dei mesi precedenti. Segno che tutto il progetto deve trovare distanze e armonia anche fuori dal campo.

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