«Che anni con Cassano
e poi al Brescia in serie A»

Intervista con Luigi Dipasquale , giocatore e dg della Celtica Cermenate. «A Bari ho fatto tutte le giovanili, vincendo tanto a fianco di Antonio».

«Quando vedevo Cassano che toccava il pallone, rimanevo estasiato». Chi ricorda così il fantasista barese è Luigi Dipasquale, ex calciatore di serie A, attaccante classe 1980 di Cerignola (Foggia), che sarà anche protagonista del prossimo campionato di Terza categoria con la neonata formazione della Celtica di Cermenate, dove rivestirà il ruolo di direttore generale ma scenderà anche in campo. A Bari ha fatto tutte le giovanili, vincendo tanto a fianco proprio di Antonio Cassano….

Luigi, partiamo proprio da qua: che ricordo ha dei suoi anni a Bari insieme a Cassano?

Sono stati anni molto belli, in una squadra fortissima allenata da Arcangelo Sciannimanico, con cui conquistammo Torneo di Viareggio, campionato e Coppa Italia Primavera. Io ero uno dei migliori amici di Antonio, e vederlo giocare sin da piccolo era davvero meraviglioso. Se pensiamo che è arrivato fino al Real Madrid… Resta un po’ di rimpianto perché avrebbe potuto fare ancora di più.

Vi sentite ancora?

Qualche volta capita di scambiarsi un paio di battute, magari tramite social, però la vita ha preso due strade diverse. Anche se ora che sono tornato al Nord mi auguro di poterlo incontrare una volta, anche solo per un saluto. Mi farebbe molto piacere.

Con il Brescia ha giocato in serie A nella stagione 2004/05: anche lì avrà incontrato molti calciatori di alto livello…

Certo, in quello spogliatoio c’era gente davvero forte, uomini veri. Penso a Matias Almeyda che ha giocato nella nazionale argentina, a Gigi Di Biagio e a Lele Adani: si capiva già allora quanto se ne intendesse di calcio, conosceva tutti i campionati, non mi stupisce che sia finito in televisione a parlare proprio di calcio. C’era anche un giovanissimo Marek Hamsik, che aveva 17 anni. E poi voglio ricordare Peppe Sculli: un vero amico, una persona dal cuore immenso.

Dall’Eccellenza alla serie A, era l’estate 2004: un salto non da poco per lei…

Esattamente, nella stagione 2003/04 avevo segnato 30 gol in Eccellenza con la maglia del Gallipoli, poi andai ad Ancona insieme all’allora presidente Ermanno Pieroni. Nel corso di quell’estate però ci furono dei problemi societari e così mi noto mister De Biasi, che mi portò a Brescia e, dopo qualche allenamento, decise di tenermi in squadra.

Cosa significa per un ragazzo di 24 anni abituato all’Eccellenza entrare in uno spogliatoio di professionisti?

All’inizio avevo un po’ di paura e mi sentivo in soggezione, non lo nascondo. Ma svanì subito tutto in fretta: i miei compagni erano prima di tutto persone stupende, che mi accolsero nella maniera migliore sin da subito.

Quella stagione non fu molto fortunata per il Brescia, che a fine stagione retrocesse in B. Ma le ha dato la gioia immensa dell’esordio e soprattutto del gol in serie A. Come lo ricorda?

È qualcosa davvero difficile da descrivere a parole. Ricordo che giocavamo contro la Fiorentina in casa, era l’ultima di andata. Segnò Miccoli e andammo sotto, poi ci fu un tiro di Caracciolo respinto da Lupatelli e io riuscii a ribadire in rete. Finì 1-1. Pensare che in quella partita mi marcava Chiellini…

Ha avuto anche allenatori importanti…

In quella stagione a Brescia si avvicendarono De Biasi e Cavasin, ma ce ne sono altri che voglio ricordare. Per poco tempo ad Ancona ho potuto apprezzare Giovanni Vavassori, a Bari ho avuto anche un maestro come Eugenio Fascetti, al Perugia Paolo Stringara. E poi voglio ricordare Claudio Foscarini a Cittadella: in quella stagione (2006/07, ndr) non ero al massimo fisicamente, ma ricordo che era molto bravo e lo dimostrò anche in seguito, quando portò in B lo stesso Cittadella.

Dopo l’annata di Brescia è stato perseguitato dagli infortuni…

Purtroppo è andata così, l’anno seguente mi sono rotto due volte lo stesso ginocchio a Perugia ed è stata molto dura riprendersi. Ho fatto comunque diverse stagioni in C tra Cittadella, Pescina, Casarano, prima di tornare a casa all’Audace Cerignola e giocare lo scorso anno nella Virtus San Ferdinando.

Ora l’avventura in terra comasca con la Celtica, in Terza categoria…

Sono stato conquistato dalla voglia del presidente Matteo D’Angelo, con cui sono entrato in contatto tramite suo padre, che è di Cerignola come me. Voglio giocare ancora un anno e provare ad aiutare la squadra a salire in Seconda categoria.

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