Ciclismo, amatoriale. Riecco la Maratona dles Dolomites. Ecco la pattuglia lariana che corre con Nibali

Evento a Corvara, in Alta Badia. Tre percorsi sui passi dolomitici più famosi per la corsa che richiama ottomila appassionati Numeri record per coniugare l’ambiente con il turismo

L’unica certezza è che, appena si abbasserà la bandiera, saranno in pochi a vederli. Quattro colpi di pedivella e ci vediamo all’arrivo, già “docciati” e “mangiati”.

Già, perché pedalare accanto al “comasco” Vincenzo Nibali, a Gianni Bugno, Paolo Bettini e pure ad iron man Davide Cassani non è esattamente l’ingrediente ideale per alimentare la propria autostima, per elevata che possa essere. Ma il fatto che anche questi “esemplari unici” prestati al mondo degli amatori, saranno al via è la dimostrazione più plastica che la Maratona dles Dolomites – in scena domenica in Alta Badia con l’edizione numero 36 - vale davvero il prezzo del biglietto.

Saranno ottomila, e non uno di più, i fortunati che si potranno cimentare sui percorsi più iconici del mondo, in un trionfo di vette colorate di rosa e di nomi resi celebri dai campioni del pedale. Ci avevano provato in trentamila ad accreditarsi quando il Natale non era neppure alle porte, ma il sorteggio (quattromila italiani e quattromila stranieri) è una ghigliottina ineluttabile.

Del resto non avrebbe senso, come ha spiegato ripetutamente nel corso degli anni il gran patron Michil Costa, pensare di aumentare all’infinito il numero dei partecipanti, finendo per soffocare un territorio di cui – al contrario – si vuole invece mostrare la bellezza e soprattutto la sostenibilità applicata al turismo.

Saranno 38 i comaschi iscritti (quest’anno al sorteggio è andata peggio della passata edizione), insieme a 28 lecchesi e 15 valtellinesi. Una pattuglia di fortunati che avrà la possibilità di percorrere un circuito ampiamente collaudato: Campolongo, Pordoi, Sella, Gardena, Giau, Falzarego e Valparola giusto per citare i passi dolomitici che verranno percorsi (spesso arrancando) dai partecipanti. La partenza avviene come ormai di consueto alle 6.30 da La Villa, a due passi dalla pista Gran Risa, mentre l’arrivo è a Corvara. Tre i percorsi in cui si snoda la corsa: Lungo di 138 km e 4230 mt. di dislivello, Medio di 106 km e 3130 mt. di dislivello e Sella Ronda di 55 km e 1780 mt. di dislivello.

Qualunque strada si scelga, per quasi tutti sarà un successo arrivare alla fine e transitare sotto uno striscione d’arrivo che racchiude nella sua semplicità l’essenza della passione e della fatica, del cuore e della testa, delle sensazioni e delle emozioni.

Forse è proprio per questo motivo che ogni anno diventa sempre più folta la pattuglia delle star dello sport e dell’imprenditoria che si schiera al via della corsa, mischiando il proprio sudore con quello dei pedalatori della domenica. Detto dei campioni del ciclismo bisognerebbe aggiungere Federico Pellegrino, Manfred Mölgg, Fabrizio Ravanelli, Jury Chechi, Lisa Vitozzi e Cristian Zorzi. E, per tuffarci nell’imprenditoria, Matteo Arcese (Arcese Trasporti), Pierluigi Alessandri (Technogym), Luca Spada (Eolo), Nicola Lanzetta (Enel), Fausto Pinarello (Pinarello), Laura Colnaghi (Carvico), Emilio Mussini (Panaria Group), Uberto Fornara (RCS Group), Angelo Gotti (Kask), Giovanni Bruno (Sky), Massimo Beduschi (GroupM) e Giampaolo Letta (Medusa Film) e Paolo Calabresi (Direttore Marketing Enervit). Bastano per dare l’idea?

Una festa per tutti. Compresi i 1.500 volontari che di anno in anno – guidati da Claudio Canins, figlio di tanta madre , direttore del Comitato organizzatore - si preoccupano di far girare al meglio una macchina mastodontica ma perfettamente oliata. Già, perché non è per nulla semplice – e gli organizzatori delle gare ciclistiche del territorio lo sanno fin troppo bene – chiudere per un’intera giornata le strade di intere vallate. E lasciare che il rombo dei motori venga zittito dall’incedere incessante e silenzioso delle catene delle biciclette e del fiatone dei concorrenti. Eppure questo è l’unico posto del mondo dove il sogno di ogni ciclista diventa realtà. Ma è un sogno anche economico per le popolazioni di questa terra che, grazie a una manifestazione ecologicamente insuperabile per forma e contenuti, rivendicano un giro d’affari di una decina di milioni di euro.

Per Michil Costa è una sfida che si rinnova e si moltiplica, nella convinzione estrema che si possa fare turismo anche senza distruggere un patrimonio unico come quello delle Dolomiti. Dio, per chi crede, ce le ha date. Tocca agli uomini preservarle. Nel nome di quell’Humanitè - umanità in ladino - che quest’anno è lo slogan scelto dagli organizzatori per farci riflettere. Sul mondo in cui pedaliamo. Ma soprattutto sul mondo in cui vorremmo pedalassero i nostri figli.

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