Como, la lettera calda
del settore giovanile

Centi, Massola, Galia, Fontolan e Marelli hanno firmato il documento che denuncia la situazione della società

Si stacca l’intonaco, si crepano i muri, vengono giù pezzi di casa azzurra. Sotto l’infuriare della tempesta, i totem vacillano. Ma prima di cadere, lanciano l’ultimo messaggio alla nazione. Il settore giovanile, perla storica di questa società, e tornato a vita dignitosa (di più: uno scudetto Under 17 la perla dell’anno. E non è l’unica), si sente seviziato dalla situazione. Per questo, mentre si attendono le sentenze che controfirmeranno l’esclusione del Como dal professionismo, cinque totem del settore giovanile hanno preso carta e penna e hanno scritto. Una lettera di dolore e di fuoco, scritta da Giancarlo Centi, Angelo Massola, Roberto Galia, Silvano Fontolan e Sergio Marelli: vale a dire, nell’ordine, i due strateghi responsabili del settore giovanile; l’allenatore della Berretti; l’uomo a tutto campo dalla scrivania a campo dei baby; e il responsabile dell’attività di base. Una lettera che ha due obiettivi. Ecco il testo della lettera. «Prendiamo atto a malincuore che la proprietà dell’FC Como non si è iscritta al campionato di Lega Pro. Così facendo ha disatteso tutte le continue rassicurazioni dateci per una sicura iscrizione. Gli atti di fiducia e stima nei nostri confronti le manifestazioni di voler dare continuità al progetto sono state le motivazioni che ci hanno spinto con convinzione a impegnarci nei confronti dei nostri ragazzi,e le loro famiglie, addetti ai lavori, istruttori, dirigenti, autisti, magazzinieri, osservatori e società amiche. Con questo tipo di garanzie ci siamo comportati di conseguenza dandovi la parola sia della volontà al proseguimento del nostro lavoro, sia della continuità con tutte le squadre del nostro Settore Giovanile. Ora con profonda tristezza e rabbia vogliamo scusarci con tutti coloro che hanno riposto in noi la loro fiducia, ma non pensavamo certo di arrivare a questa situazione che penalizza il nostro e il vostro lavoro, oltre a una tifoseria e una città intera».

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