Italrugby femminile, la polemica
Al Mondiale senza allenamenti

Le azzurre, tra cui la comasca Magatti, giocheranno in Irlanda, sede della sfida iridata. Per problema di fondi non sono previsti raduni e test match

Ve l’immaginate la nazionale di calcio che arriva al mondiale senza nessun ritiro di preparazione e, soprattutto, senza aver disputato nemmeno un’amichevole? Una pazzia che è realtà per l’Italia del rugby femminile.

La federazione ha infatti deciso che, per mancanza di fondi, la comasca Maria Magatti e le altre azzurre, andranno ad agosto in Irlanda, per la più importante competizione mondiale in rosa, senza test match e raduni. Eppure quella femminile è la nazionale della palla ovale, più vincente di sempre e più “brava” (è settima nel ranking), a chiusura di un quadriennio di costante crescita in termini di risultati, di numero di tesserate e di interesse.

L’Italia, alla fine, sarà l’unica nazione che inizierà la competizione iridata, con alle spalle solo le cinque partite ufficiali del Sei Nazioni. Mentre altre nazionali preparano la competizione con test match e raduni, le azzurre lo faranno solo attraverso due tornei Seven, che vedono protagoniste alcune delle ragazze che parteciperanno poi al mondiale. Non proprio il massimo, visto che il rugby a sette ha più di una differenza rispetto a quello a quindici. E non solo nel numero delle giocatrici in campo e della durata dei match.L’ultimo Sei Nazioni si è chiuso senza nemmeno una vittoria, ma anche il torneo invernale è stato giocato senza amichevoli di preparazione.

Le azzurre così si ritroveranno ancora una volta costrette a fare delle prime partite (contro Inghilterra, campionesse in carica, Stati Uniti e Spagna) una fase di rodaggio, con la differenza che una sconfitta in un girone dei mondiali pesa ancora di più di una al Sei Nazioni, se si vuole provare a passare il turno.

Per la trasferta a Belfast, dovrà intervenire il Coni. Il rugby femminile è arrivato al massimo risultato ottenibile con in mezzi che ha a disposizione, ora c’è bisogno di dare qualcosa di più a questo settore in termini di budget, struttura e rilevanza, altrimenti si rischia una lenta ma inesorabile involuzione.

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