Fermato e rilasciato a Mosca
attivista gay comasco

Yuri Guaiana è originario di Cantù. Era in Russia per consegnare le firme di protesta sul trattamento degli omosessuali in Cecenia. E’ stato riaccompagnato in aeroporto dal consolato

Yuri Guaiana, attivista comasco - originario di Cantù - dell’associazione radicale Certi Dirittì, è stato fermato e poi rilasciato dopo alcune dalla polizia a Mosca mentre si stava recando alla procura generale per consegnare le firme raccolte dalla petizione contro il trattamento dei gay in Cecenia. Guaiana è rimasto per ore in una caserma della polizia. Il consolato italiano è stato subito attivato dalla Farnesina, si è recato sul posto e nel pomeriggio ha riaccompagnato in aeroporto l’attivista italiano, come ha annunciato su twotter il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova.

Con Guaiana sono stati fermati dalla polizia altri quattro attivisti russi mentre portavano alla procura generale di Mosca oltre due milioni di firme - raccolte in forma digitale - per chiedere l’apertura di un’indagine sulle presunte persecuzioni dei gay in Cecenia. Lo fa sapere Open Russia, l’organizzazione fondata dall’ex oligarca e capo della Yukos Mikhail Khodorkovsky. Gli attivisti fermati con il comasco sono Alexandra Aleksieva, Marina Dedales, Nikita Safronov e Valentina Dekhtiarenko.

«Siamo in contatto con la Farnesina che sta seguendo la vicenda di Yuri Guaiana e gli avvocati sul posto, sappiamo che Yuri sta bene e conosciamo le coordinate della caserma dove è trattenuto. A breve aggiornamenti», ha spiegato ancora Monaco.

L’associazione Certi Diritti riporta quanto ha dichiarato Guaiana prima di essere fermato: «Siamo qui per consegnare più di 2 milioni di firme al procuratore generale. Non è mai avvenuto prima - ha detto Guaiana -, molta della popolazione cecena chiede che si faccia un’inchiesta efficace e che si fermino subito arresti, torture e uccisioni di gay. I cittadini russi meritano di vivere in libertà e in uno stato di diritto. La Russia deve rispettare i trattati internazionali che ha sottoscritto. Nessuno deve sacrificare la propria libertà e la propria vita solo a causa di quello che si è e di chi si ama, né in Cecenia né da nessun’altra parte».

Decisa reazione anche del ministro della Giustizia Orlando secondo cui «le notizie dalla Cecenia e quello che è successo oggi in Russia desta preoccupazione». «Non si tratta di questione di altri - sottolinea Orlando - perché forme di democrazia autoritaria sono riferimento anche per forze che agiscono nel nostro Paese». Il ministro afferma inoltre che «ci sono forze omofobe anche in Europa» e in riferimento alla legge sulle Unioni civili fa notare: «Siamo riusciti a fare una cosa che va in direzione opposta, stiamo facendo passi avanti in un mondo che fa passi indietro».

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