Brenna e il lavatoio restaurato
È lite: «Manca il collaudo»

La minoranza chiede che l’area sia chiusa finché un professionista non verificherà che è a norma. Il sindaco: «È tutto a posto, non serve il certificato»

È il lavatoio della discordia, quello di via Vallone, da poco ristrutturato dal Comune di Brenna. Sull’intervento, fra le parti politiche, vi erano già state divisioni nette negli scorsi anni. Ora, da una parte c’è la minoranza di Noi Brenna che solleva dubbi sulla sicurezza stessa della struttura: per l’opposizione, sarebbe necessario procedere al collaudo statico dell’opera.

Per la maggioranza di Insieme per Brenna, invece, la mozione, respinta, è soltanto foriera di allarmismo: nessun problema, perché per il sindaco Paolo Vismara tutto è stato fatto nei dovuti modi e non c’è alcuna ragione di preoccuparsi.

Il tema ha animato il Consiglio comunale. La lista in opposizione di Noi Brenna, con la firma del capogruppo Nazzareno Cappelletti e dei colleghi di lista, i consiglieri Stefano Cappelletti e Tommaso Corti, con una mozione ha chiesto «l’immediata messa in sicurezza dell’area adiacente al lavatoio e la temporanea interdizione all’area alle persone».

Oltre alla «nomina di un professionista che, nell’ambito delle proprie competenze e a seguito della documentazione che gli verrà trasmessa, possa valutare lo stato dell’arte dell’intervento e certificare l’idoneità statica del manufatto».

Di tutt’altro avviso Insieme per Brenna, la lista di maggioranza, secondo la quale non si comprende il richiamo ai riferimenti normativi che riguardano la nomina del professionista deputato al cosiddetto collaudo tecnico-amministrativo. «Nel caso di lavori di importo fino a 500mila euro, infatti, il certificato di collaudo è sostituito da quello di regolare esecuzione, regolarmente sottoscritto», ha affermato Vismara.

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