Cantù, flop della Giubiana
«Un brutto segno per la città»

Anche chi non è superstizioso è dispiaciuto per il mancato rogo: «Peccato per il lavoro dei volontari». Il poeta Ricci: «Attenzione, gli auspici derivano da come cade, ed è rimasta lì...»

I più superstiziosi non negano una certa qual preoccupazione per il 2017, che già sì è aperto con una considerevole dose di brutte notizie per l’Italia. Chi a queste cose non crede, ha pensato bene di inghiottire l’amaro con una risata e magari un bel piatto di risotto con la luganega, come vuole l’usanza.

Quel che è certo, è che in tanti anni – decenni – mai prima era successo che la Giubiana non bruciasse. Che bruciasse male, magari, ma che si ostinasse a non venire scalfita dalle fiamme è una novità assoluta. Segno davvero nefasto per l’anno che verrà. Giovedì sera erano arrivate migliaia di persone per assistere al tradizionale falò della bella castellana traditrice, preceduto come sempre dal corteo storico.

Ma inutilmente i volontari della Pro Cantù si sono dannati l’anima per cercare di far partire il fuoco sulle fascine troppo verdi, e quindi assolutamente inadatte allo scopo. O forse, dice qualcun altro, la colpa è stata della sistemazione della pira. La Giubiana ha resistito beffarda, si è goduta anche i fuochi d’artificio, finché un vigile del fuoco non è salito e ha forzato le fiamme. E il manichino si è spezzato in due.

Il presidente della Pro Cantù Pasquale Di Stefano è molto amareggiato per l’accaduto: «Siamo dispiaciuti. Abbiano lavorato per mesi, con impegno e sacrifici, e sembrava che tutto filasse liscio. C’era il corteo storico con costumi nuovi di zecca, c’erano le nuove luci, i fuochi d’artificio. E tutto è stato rovinato». Si fa tesoro dell’accaduto: «Certo – dice – prendiamo nota di quello che non è andato, per non sbagliare più».

Ma uno dei custodi delle tradizioni locale, il poeta dialettale ed ex artigiano ed assessore Giovanni Ricci, inviata a riflettere: «Attenzione, gli auspici si fanno su come cade il fantoccio, ed in effetti è rimasto lì al suo posto: non so cosa pensare...».

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