Carugo, Daniela Rho
«Gli atti intimidatori
decisi in una vacanza»

La moglie di Molteni non sarà in aula. La sua confessione di giugno entra agli atti del processo

I giudici popolari della Corte d’Assise la voce di Daniela Rho, reo confessa di essere stata la mandante degli atti intimidatori costati la vita al marito Alfio Molteni, non potranno sentirla. La corte - sulla base di pronunciamenti della Cassazione - ha infatti deciso che l’incidente probatorio a cui è stata sottoposta l’imputata è sufficiente e così la sua confessione del giugno scorso è formalmente entrata a far parte del fascicolo del processo.

E allora eccola la verità raccontata da Daniela Rho in un’aula a porte chiuse, alla presenza di accusa e difese. Una verità che punta il dito, pesantemente, contro Alberto Brivio, il commercialista che ha deciso di difendersi a processo contro l’accusa di concorso nell’omicidio volontario dell’architetto di Carugo.

«La decisione di iniziare gli atti intimidatori nei confronti di Alfio Molteni - rivela la donna rispondendo alle domande del pubblico ministero Pasquale Addesso - viene presa da me e Alberto Brivio durante un breve weekend in Sicilia, nell’aprile 2015. Dovevano servire a placare i disaccordi che si erano creati» tra i coniugi in fase di separazione «per le istanze presentate da mio marito». Secondo Daniela Rho gli atti intimidatori dovevano essere un modo per gestire la separazione «in maniera meno conflittuale».

Chiede il pm: «La scelta del tipo di atto intimidatorio e il momento di compierlo?». Risposta: «Li ha decisi Brivio».

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