Denuncia al pronto soccorso
«Dieci ore d’attesa per la visita»

La segnalazione di un paziente di 78 anni, giunto all’ospedale in ambulanza disidratato. Asst Lariana: «Dispiace per i disagi, ma la pressione è notevole e hanno precedenza i casi gravi»

Arrivare disidratato in pronto soccorso, a 78 anni, con alle spalle almeno tre giorni di inappetenza, e dover aspettare dieci ore prima di essere visitati da un medico.

È successo in questi giorni all’ospedale Sant’Antonio Abate di Cantù. A raccontarlo a “La Provincia”, una stretta familiare del paziente. Che riferisce di come anche altre persone siano state costrette a lunghe attese.

I fatti

Sono le 21.44 di martedì 2 novembre quando viene inviato un messaggio WhatsApp dalla sala d’attesa di via Domea.

«Volevo solo far conoscere la situazione del pronto soccorso. È dalle 14 che sono qui, ho portato mio padre con un’ambulanza e ancora non è stato visitato da nessun medico. Situazione surreale...». Dal messaggio dovranno passare ancora altre due ore e mezza prima della visita di un medico.

«È stato visitato a mezzanotte e un quarto - riferisce la stessa persona al telefono l’indomani - Una giornata allucinante, con tanta gente in sala d’attesa. Mio papà è arrivato nel primo pomeriggio in ambulanza, nel trasporto gli hanno detto che era disidratato, e per dieci ore non è stato visitato da un medico. La direzione qualcosa deve fare. Si potrebbe, come succede in altri ospedali, disporre subito le analisi del sangue». «Il personale mi è sembrato pochissimo, anche se chi c’era dava l’anima - dice - Un’altra persona, dalle 9 del mattino, è entrata alle 22. Mi è stato detto che i medici dai reparti scendono in pronto soccorso a dare man forte. Un’altra signora è arrivata con il marito che non stava bene: dopo tre ore se ne è andata. La direzione dovrebbe mettere più medici, non far lavorare come disperati i pochi presenti. Ma sarà dovuto dalle ferie o cosa? In sala d’attesa c’erano una ventina di persone: non so nemmeno se possano restarvi, con i distanziamenti».

La spiegazione

Dall’Asst Lariana la risposta, più che nel merito del singolo caso, è di generale contesto. «È stata avviata una riorganizzazione interna, attualmente in fase di sperimentazione. Da tempo il pronto soccorso del Sant’Antonio Abate, così come quello del Sant’Anna, registrano numerosi accessi e una notevole pressione sul servizio di emergenza-urgenza - si legge in una nota - Siamo certamente dispiaciuti per le lunghe attese che i cittadini devono talvolta affrontare e l’impegno perché tali disagi siano contenuti è massimo, ma la precedenza spetta sempre al paziente più grave».

«I servizi di emergenza-urgenza - si aggiunge - soffrono da anni una carenza di professionisti, aggravata ulteriormente dall’emergenza pandemica. I posti nelle scuole di specializzazione per la Medicina di emergenza-urgenza sono più numerosi dei giovani laureati che vi si iscrivono, il che significa che i medici di pronto soccorso sono sempre più rari. I numerosi e continui bandi pubblicati da Asst Lariana per l’assunzione di professionisti non coprono tutti i posti disponibili così come accade in molte strutture del territorio regionale e nazionale».

Christian Galimberti

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