Elicottero caduto, parla il soccorritore
«Tra le fiamme per salvare i piloti»

Elio Cappelletti, di Novedrate, era sul Gottardo con tre cugini: «Con un’emergenza simile non si pensa ai rischi. Se non fossi intervenuto con quella prontezza, probabilmente anche l’assistente di volo non ce l’avrebbe fatta»

Quattro cugini, due di Novedrate, uno di Figino e uno di Montesolaro, in gita al San Gottardo, hanno assistito da testimoni oculari alla tragedia del Super Puma, elicottero in dotazione all’esercito elvetico caduto mercoledì a mezzogiorno sul passo, nel Comune di Airolo al confine tra il Canton Ticino e il Canton Uri.

Il pilota e il copilota sono morti per le gravi ferite riportate per l’impatto al suolo, mentre un assistente di volo è rimasto ferito in maniera grave, ma non è in pericolo di vita. Ad estrarlo dalle lamiere è stato Elio Cappelletti, 64 anni titolare con i figli di un’attività di verniciatura e laccatura dei mobili a Novedrate.

Era sulla terrazza della chiesetta del San Gottardo insieme ai cugini Renato e Lauro Cappelletti ed Emilio Moscatelli. «Attorno a mezzogiorno abbiamo visto l’elicottero decollare - racconta Elio - Durante questa operazione il Super Puma ha urtato i cavi dell’alta tensione con la coda, che si è spezzata, ed è precipitato. L’impatto è stato tremendo».

E aggiunge: «Personalmente non ho avuto un attimo di esitazione. Mi sono lanciato subito verso il velivolo e insieme con un altro soccorritore, un uomo di Zurigo, siamo riusciti ad estrarre dalle lamiere l’assistente di volo, che si è salvato e uno dei due piloti, che purtroppo non ce l’ha fatta. L’altro pilota è stato estratto da altri soccorritori, ma purtroppo era già cadavere: probabilmente è morto sul colpo».

«Vorrei far notare che sono stati attimi terribili. Non si pensa ai pericoli quando si tratta di salvare una persona. Senza il nostro intervento anche l’assistente di volo sarebbe morto».

«Fortuntamente non c’è stata alcuna esplosione del serbatoio del carburante – dice Emilio Moscatelli, 73 anni pensionato originario di Figino, ma residente a Montesolaro di Carimate, che ha scattato le immagini dei soccorsi – . Io ho gridato a mio cugino Elio: “Attento a non avvicinarti troppo al serbatoio, che potrebbe esplodere”. Non so nemmeno se lui mi abbia sentito».

Altri dettagli sul giornale in edicola venerdì 30 settembre.

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