Gregotti, l’archistar ha 90 anni
«Un solo rammarico: il Palababele»

Il grande architetto, alla vigilia della festa, fa un bilancio professionale «Su 1.500 opere una poteva anche andar male. Ma vedo che a Cantù dopo non è andata meglio»

«Nella mia carriera ho realizzato oltre 1.500 opere, una poteva anche andare male». Quell’unico progetto che non è andato come doveva nella carriera di Vittorio Gregotti, quella nota stonata, quella macchia sul muro, è il palazzetto di Cantù, il Palababele.

Il piramidone rosso tirato giù nel luglio del 2010, dopo averlo abbandonato a se stesso per anni quando mancava poco a terminarlo. Domani, giovedì 10 agosto, Gregotti, uno dei padri dell’architettura italiana, che è architetto, urbanista, professore, saggista, compirà 90 anni.

L’occasione, questa, per rievocare una carriera lunga e importante, che verrà celebrata da una mostra che il Pac di Milano dedicherà a lui e al suo studio dal 19 dicembre all’11 febbraio 2018. Novarese di nascita, poliedrico e innamorato della musica, le sue realizzazioni in giro per il mondo non si contano, dal quartiere Bicocca a Milano a Pujang, in Cina, città satellite vicino a Shanghai da centomila abitanti.

E poi il piano regolatore di importanti realtà italiane, da Torino a Pavia, lo stadio di Genova e il centro culturale Belem a Lisbona. Un elenco lunghissimo. L’unico che spesso gli viene contestato è il quartiere Zen a Palermo, ma Gregotti non l’ha mai ripudiato, ripetendo sempre che avrebbe dovuto essere diverso da quel che è stato effettivamente realizzato, con una propria autonomia.

In quell’elenco c’è anche il Palababele, datato 1987. Dopo la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Accademia Carrara di Bergamo e prima della centrale per teleriscaldamento di Genova.

«È stato un vero dispiacere – ammette Gregotti, contattato all’estero – perché era un progetto molto interessante. Un peccato, perché quando l’ho progettato era isolato, non c’era niente intorno, rappresentava un elemento di movimento urbano. Poi però ci sono state beghe politiche durissime, che non sono state superate». Non che dopo l’abbattimento del piramidone di corso Europa abbiano preso ad andare meglio per la città, però: «A quanto ne so – chiede - non l’hanno ancora risolta la questione, credo». No, non ancora.

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