L’addio dei tre figli a papà Giacomo
«Hai avuto la forza di una tigre»

Oggi a Carimate i funerali dell’operaio travolto a luglio da una moto e morto dopo otto mesi di coma. Aveva 54 anni: «Una persona solare, che non si arrabbiava mai»

Giacomino, come lo chiamavano tutti, attraversava la vita con leggerezza, forse è per questo che con la sua bicicletta riusciva ad arrampicarsi così in alto.

Ma, lo hanno ricordato i tre figli, «sei stato un papà con la forza di una tigre», soprattutto per ottenere il meglio per loro. È stato il giorno del dolore, oggi, il giorno dell’addio a Giacomo Carpignano, 54 anni, da oltre 20 operaio comunale.

La mattina del 20 luglio scorso era stato investito da una motocicletta che scendeva da via Papa Giovanni XXIII, riportando ferite gravissime alla testa, mentre cercava di catturare un animale che vagava in mezzo alla carreggiata per evitare che potesse causare incidenti.

Da allora, non si era più risvegliato dal coma. Nonostante vivesse a Mariano Comense, era a Carimate che aveva amici e rapporti saldi. Per questo, ieri, i funerali si sono tenuti nella chiesa parrocchiale, con il gonfalone del Comune accanto all’altare e il sindaco Roberto Allevi in prima fila. Diceva che gli sarebbe piaciuto, anche solo per un giorno, essere lui il primo cittadino del paese. Sulla bara, ricoperta di fiori chiari, due maglie, a rappresentare la sua passione per il ciclismo, con gli amici del gruppo Lp Bike.

Con i quali ha pedalato fino a Lourdes - un’iniziativa il cui ricavato ha permesso di donare un macchinario all’ospedale di Brescia – e a Medjugorje. Sempre con la foto dei suoi tre figli, Thomas, Mattia e Gabriele, sulla bicicletta. La sua luce, così come la compagna Roberta, con cui stava costruendo una nuova felicità.

Dopo lunghi mesi d’esistenza sospesa, se n’è andato sul finire del Sabato Santo, mentre iniziavano le celebrazioni della veglia pasquale, quando viene proclamata la Resurrezione del Signore. Non solo una coincidenza, le parole del parroco don Alberto Colombo, che ha celebrato il rito con don Giacomo Cavasin: «Il momento dell’annuncio che il Signore è vivo a qualcuno può sembrare una bella storia, ma qua c’è il fondamento della chiesa».

Dall’altare si è rivolto ai figli, sottolineando che Giacomo Carpignano aveva una grande fede e una grande attenzione per l’altro, «chiedete al papà, quando avrete bisogno di essere illuminati. Possiamo imparare molto da una persona come lui».

Commossi i colleghi, e il sindaco Allevi ha ricordato con effetto il suo carattere gioviale, la leggerezza con cui affrontava la vita, per cui era impossibile litigare con lui, «mi ha insegnato a non prendermi troppo sul serio».

Il cognato e grande amico Sergio Ronchetti ha tratteggiato il ritratto di una persona «solare, allegra, che non si arrabbiava mai»e che viveva per i suoi figli. Per questo manterrà la promessa scambiata sulle montagne di Tenerife, quando gli disse che in quel luogo ci sarebbe voluto tornare con loro.
Silvia Cattaneo

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