Moschea, Salvini torna a Cantù
«Le regole vanno rispettate»

Il leader leghista ieri ha partecipato al sit-in di protesta in via Milano: «Voglio chiarezza e se vinceremo in quel capannone si potrà solo lavorare»

«Se vincerà il centrodestra, dal 25 giugno lì dentro si lavora e basta, non si predica». Lo promette il segretario federale della Lega Matteo Salvini, riferendosi al capannone di via Milano sede dell’associazione culturale Assalam, dove questa ha chiesto di poter celebrare il Ramadan. Il leader del Carroccio ieri mattina è tornato in città, a poche settimane dell’ultima visita effettuata all’ombra di San Paolo per suonare la carica per il candidato sindaco Edgardo Arosio.

Stavolta è arrivato in via Milano, dove ad attenderlo c’erano, oltre ad Arosio, il deputato della Lega Nicola Molteni e rappresentanti della coalizione – Forza Italia, Fratelli d’Italia e Cantù Sicura – per una manifestazione davanti all’immobile di proprietà dell’associazione culturale islamica.

Proprio la Lega nei giorni scorsi aveva segnalato la presenza di molte persone dirette alla struttura e aveva avvisato la polizia locale, la quale ha steso una relazione che ora porterà a una serie di verifiche, dato che il Comune ha diffidato dall’utilizzare il capannone – che ha destinazione d’uso artigianale – come luogo di culto.

«Io non sono a Cantù contro la moschea – ha dichiarato Salvini – ma a favore del rispetto delle regole». Quello, ha proseguito, «è un capannone artigianale, uno dei tanti svuotati dalla crisi, e deve restare tale». In particolare, si è soffermato sulla questione degli oltre 800mila euro pagati dal sodalizio per acquistare l’immobile: «Chi ha dato loro una cifra simile – ha proseguito – e perché? Vorrei sapere chi viene qui, a fare cosa, e chi li paga. Vogliamo trasparenza, sapere da dove arrivano i quattrini».

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