Parla l’uomo che ha ucciso la moglie
«Era malata, non ce la facevo più»

Ancora ricoverato, il pensionato di via Canturina andrà ai domiciliari - Ieri ha scambiato poche parole con la polizia: sua moglie era malata da mesi

«Non ne potevo più», ha detto ieri mattina Armando Molteni, 82 anni, il pensionato di Albate trasferito l’altra sera in ospedale dopo avere ucciso la moglie con una coltellata alla gola, e dopo avere rivolto l’arma contro se stesso nel tentativo di condividere lo stesso destino.

Guardato a vista in un letto del pronto soccorso (subito dopo il ricovero gli erano stati ricuciti diversi tagli alle braccia e uno, più profondo, al collo), l’ex vigile ha scambiato poche parole con gli agenti della squadra mobile della polizia, delegati dalla Procura (pm Simona De Salvo).

«Era un anno e mezzo che andava avanti così», ha raccontato Molteni, sulla cui lucidità, tuttavia, nessuno giurerebbe. Troppo stanco, troppo scosso, troppo confuso anche solo per capire. Hanno provato a spiegargli quali fossero i suoi diritti, cosa significasse avvalersi della facoltà di non rispondere, ma alla fine l’interrogatorio è stato inevitabilmente rinviato a data da destinarsi.

Lei, Annamaria Radice, la vittima, 76 ani, non si era mai del tutto ripresa da un intervento chirurgico alla testa. È probabile che Armando Molteni davvero non riuscisse più a sostenere il dolore che gli derivava dal confronto quotidiano con la sua “nuova” Anna, così distante da quella che gli aveva regalato figli e nipoti e che lui aveva ricambiato dedicandole un’intera esistenza.

L’approfondimento su La Provincia in edicola domenica 19 febbraio

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