Sparatoria di Cantù, la mamma:
«Andrea è un miracolato»

Incredibile recupero del ragazzo di 25 anni ferito con due colpi di lupara il 4 agosto: riceve ogni giorno gli amici. «Mio figlio si sta riprendendo alla grande. Non ricorda ancora che cosa gli è successo e noi non gli diciamo nulla»

Aspettano di vederlo anche i nipotini, fermi con le loro gambette fuori dalla porta della sua stanza, nel reparto di chirurgia maxillo-facciale, secondo piano dell’ ospedale Sant’Anna di San Fermo.

Giovedì, pochi minuti prima di mezzogiorno: Andrea Giacalone, per tutti “Jack”, si sta preparando per l’ora delle visite. Riesce a scendere dal letto, prima di essere spostato nella saletta dove potrà stare anche con loro, oltre che con la sorella, la mamma, gli amici.

Addio reparto di rianimazione. «Dio c’è. È un miracolo», riesce a dire la madre, Maria Militello, ora con un mezzo sorriso sul suo volto. In effetti, è qualcosa di abbastanza incredibile, se paragonato soltanto a meno di un mese fa, quando Giacalone venne ferito all’addome e al volto con due colpi di fucile a canne mozze. E si ritrovò a lottare tra la vita e la morte.

I proiettili a pallettoni, con la lupara, furono esplosi per gelosia da Antonio Manno, 21 anni, ora in carcere al Bassone. Sembra quasi un’altra vita, ora che Jack sta tornando alla sua, di vita. In senso proprio. Lentamente.

Un passo alla volta. Con le sue forze e con l’aiuto - fondamentale - del personale medico. In tempo record. Oggi, tecnicamente, Giacalone è in carico all’unità operativa di neurochirurgia. Ed è seguito, oltre che dalla chirurgia maxillo-facciale, anche dalla chirurgia plastica. Tre unità che, anche con i ferri di un paio di operazioni, sono riuscite ad afferrare Jack in una situazione disperata e a riportarlo tra i vivi.

«Ora va molto meglio - dice la mamma - per il momento Andrea non può parlare, è ancora intubato. Però ci sono miglioramenti. Sta iniziando a mangiare da solo. Si sta riprendendo a vista d’occhio. Ricorda tutti gli amici. E inizia a ricordare tutto».

O quasi. Perché, come succede spesso in occasione di grandi traumi, per ora il cervello di Jack ha sepolto quei momenti di reale orrore in via Corbetta. I due colpi di fucile, e forse anche i momenti precedenti, adesso sembrano essere avvolti nel nero. «No, non si ricorda quello che è successo. E noi non gliel’abbiamo spiegato».

Altri dettagli sul giornale in edicola venerdì 2 settembre.

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