La Champions League l'ha vinta la squadra più meritevole, anche se quasi all'ultimo istante. Una volta tanto lo sport ha reso giustizia ai migliori. Non è un caso che il Bayern stia dominmando l'Europa: ciò è dovuto alla leadership economica del Paese, cosa del resto confermata dalla presenza di un'altra squadra tedesca nella finale di Wembley. Viste le condizioni della nostra economia, chissà quando l'Italia riuscirà ad essere una seria competitrice.
Gino Canali
Economia e sport spesso vanno a braccetto. All'inizio degli anni Duemila la Germania era in affanno. Aveva difficoltà economiche, non raccoglieva successi sportivi. Non vinse neppure una partita agli Europei e venne eliminata. Un digiuno che continuò. Dal 2002 al 2009 nessun club tedesco è andato oltre i quarti di finale della Champions, ma intanto la trasformazione politica ed economica cambiava profondamente il Paese. Per farlo risorgere ci volle l'alleanza tra cattolici e socialdemocratici, nacque la grande coalizione, ci si accordò per fare ciò su cui si conveniva archiviando ciò su cui si dissentiva. La Germania si rialzò, produsse di più, osservò le regole dell'economia sociale di mercato privilegiando la solidarietà. Una scelta azzeccata. A ruota sono venuti i trionfi sportivi. A finanziare le società tedesche provvedono, oltre alle televisioni, i tifosi, non c'è bisogno di sceicchi arabi e tycoon russi. E i vivai godono d'una cura continua, organizzata, razionale, estesa su tutto il territorio. Il Bayern ha vinto quest'anno la Champions, ma avrebbe potuto vincerla anche un anno, due o tre fa. La programmazione e la serietà pagano, pur se il rotolare del pallone resta imprevedibile.
Max Lodi
© RIPRODUZIONE RISERVATA