Il suicidio di Dominique Venner nella cattedrale di Notre-Dame solleva interrogativi e questioni delicate. Il suicidio, l'atto volontario di togliersi la vita, è innaturale, va contro l'istinto di sopravvivenza, innato in ognuno di noi. Proprio per questo, per l'incapacità di comprenderne le ragioni, in generale, men che meno nel caso singolo, penso chieda il silenzio e il rispetto, come unica risposta. La strumentalizzazione delle motivazioni o il gonfiare motivazioni presunte, magari attingendo come nel caso Venner a stralci di una lettera, non credo possa essere ascritto ad un comportamento rispettoso e etico.
Ilaria Mascetti
Davanti al suicidio - gesto di libertà estrema, di dolore gridato, di disperazione incompresa - bisognerebbe sempre fermarsi. Avere, appunto, cautela, sobrietà, rispetto. Non inoltrarsi in giudizi avventati. Usare pietà e misericordia. Chi vuole e può, anche la preghiera. Talvolta i suicidi finiscono nel tritasentimenti mediatico: pochi approfondimenti, molta eco. E largo agl'imitatori: se una notizia fornisce una certa interpretazione dell'evento, altre notizie seguono in acritica replica. Vale la prima, che magari nessuno ha esaminato come sarebbe stato doveroso. Il resto viene a fluente cascata. È il caso per esempio dei suicidi attribuiti a problemi economici: sono davvero tutti dovuti a questa causa? Non c'è altro dietro ciascuna storia? Si è certi di conoscere bene la vita d'una persona per darne una risoluta spiegazione della morte? Purtroppo sbrigativismo mestierante e rozzezza intellettuale prevalgono. Continueranno a prevalere, la china etica è disegnata con precisione. Non la propone un tenace pessimismo, ma un rassegnato realismo.
Max Lodi
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