Battaglia vinta, riecco il lago
Il sindaco: "Un errore c'è stato"

Alle 9.58 di un soleggiato mercoledì di fine febbraio, una sega circolare si avvicina al muraglione e inizia a tagliare la parte bassa del cemento. Sono passati 150 giorni. Bruni: "Quello che ha scatenato tutto è stato l'extramuro che ha fatto diventare tutto un abominio".

COMO - Sono le 9.58 di un soleggiato mercoledì di fine febbraio, quando lo speciale macchinario con alla base una sega circolare si avvicina al muraglione e inizia a tagliare la parte bassa del cemento. Una piccola nuvola di polvere si solleva e le telecamere e le macchine fotografiche sono pronte a immortalare l'avvio della demolizione per consegnarla alla storia. Esattamente centocinquanta giorni dopo la scoperta del manufatto in cemento armato che ha separato i comaschi dal loro lago costellati di consigli comunali, raccolte firme, manifestazioni di piazza, proteste in ogni forma. Vicino agli oblò (appannati) ci sono comaschi con gli occhi puntati per cercare di strappare un frammento di un momento storico per la città di Como.

I lavori, iniziati ieri, proseguiranno per qualche giorno. Il responsabile sul cantiere per l'azienda che sta eseguendo i lavori, Graziano Maggio, ha parlato di «una settimana nella peggiore delle ipotesi». Il taglio avviene prima alla base e, successivamente, il blocco di cemento viene sezionato verticalmente ogni 4-5 metri. Si ottiene così un blocco che viene poi sollevato e spostato. «Ogni pezzo - ha aggiunto il tecnico - ha un peso di circa 20 quintali e al giorno l'idea è quella di tagliare 30 metri lineari al giorno. Il materiale verrà demolito e frantumato e portato in discarica. Non lo facciamo qui per velocizzare le operazioni». Il responsabile del procedimento, Antonio Ferro, ieri ha detto che «tre giorni potrebbero essere sufficienti, ma dipende anche dall'impresa».

Qualche ora più tardi sul cantiere è arrivato anche un secondo macchinario, in grado di utilizzare una lama dal diametro più grande e, quindi, più idonea a tagliare il materiale con cui è stato costruito il muro. Come detto nella migliore delle ipotesi la demolizione sarà conclusa prima del fine settimana o, al più tardi, tra lunedì e martedì prossimi. Poi sono stati previsti una serie di nuovi lavori (ma si andrà avanti a regime ridotto fino all'approvazione del bilancio comunale di fine marzo). Per avere la nuova passeggiata, però, la strada è ancora molto lunga e nessuno ha dato tempi certi. Sicuramente non sarà pronta per l'estate e albergatori, turisti e comaschi, si troveranno le palizzate per il terzo anno consecutivo.

«Com'è? Lo chiedo a voi, io non l'ho visto. Finalmente siamo arrivati in fondo a una procedura complessa». Sono queste le prime parole del sindaco Stefano Bruni che, ieri mattina, non è andato sul lungolago a vedere il taglio del muro della discordia, ma è rimasto nel suo studio in Comune. Una procedura portata avanti «con l'attenzione di tutti addosso». E cita la magistratura, la corte dei conti, i tecnici e i «vari soggetti» (dalla Regione ai giornali) per poi arrivare a definirla «impegnativa perché muove non poche risorse aggiuntive». Il taglio del muro è anche il simbolo dello stop a una fase che ha visto Palazzo Cernezzi in grave difficoltà e, adesso, riguardandosi indietro, Bruni continua a parlare di «sproporzioni», ma ammette che «un errore c'è. Bisognava accorgersi che era un errore. Tutti i problemi sono figli di una situazione straordinaria poiché un conto è fare le cose tranquillamente, altro è farle con cento occhi che guardano. È il corso della democrazia».

Il sindaco quando parla di errore parla di quello che lui chiama "extramuro" (il muro infatti c'era anche nel progetto originario anche se poi ad averlo capito erano stati in pochi): «Quello che ha scatenato tutto - dice - è stato l'extramuro che ha fatto diventare tutto un abominio. Il nuovo progetto è certamente migliore, come è migliore l'aver pensato a una protezione sul parapetto. Ma questo non vuol dire che un progetto faceva schifo e uno è bello».

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