Acqua, dimezzate le perdite della rete. E Como è tra i capoluoghi più virtuosi

La situazione Dal 2015 al 2021 gli interventi per guasti specifici si sono invece ridotti del 68%. Secondo l’Istat siamo tra il gruppo di città con «infrastrutture favorevoli»: va perso “solo” il 12%

Si parla tanto, in queste settimane, di risparmio idrico e di problemi alla rete, ma per Como la buona notizia è che, dal 2015, c’è stata una riduzione del 52% dei metri cubi d’acqua persi a causa di problemi nelle condutture. E gli interventi di riparazione guasto sono calati, sempre nello stesso periodo, del 68%.

È questa la fotografia fatta da Lereti, società del gruppo Acsm-Agam che si occupa di erogare l’acqua nei Comuni di Como, Cernobbio e Brunate.

I dati

Nel dettaglio le perdite di acqua giornaliere della rete (classificate in metri cubi al chilometro) sono passate dal 24,2% del 2015 al 12,69% del 2021, con un calo, quindi del 52%. Riduzione che significa meno costi, ma soprattutto, meno sprechi di acqua. E il numero di perdite singole, quindi tali da causare l’uscita di tecnici per riparare il guasto, sono passate da 284 alle 92 dello scorso anno, con una flessione del 68%.

Attualmente, soltanto per quanto riguarda la città vengono immessi nella rete (perdite incluse) otto milioni e mezzo di metri cubi. Il consumo pro capite è stimato in 94 metri cubi l’anno, pari cioè a 257 litri al giorno. Questo basandosi sulla popolazione al 2020 e pari cioè a 84.217 abitanti.

E proprio per interventi sul miglioramento della rete e del servizio idrico fino al 2026 sono previsti più di 22 milioni di euro di investimenti.

Il dato positivo è stato riconosciuto anche dall’Istat che ha monitorato la situazione delle tubature dei capoluoghi italiani. Il verdetto? Buono per Como, a tinte scure a livello nazionale. «Nel 2020 - scrive l’Istat - sono andati dispersi 0,9 miliardi di metri cubi, pari al 36,2% dell’acqua immessa in rete (37,3% nel 2018), con una perdita giornaliera per km di rete pari a 41 metri cubi (44 nel 2018). Sono da attribuire a fattori fisiologici presenti in tutte le infrastrutture idriche, alla vetustà degli impianti, prevalente soprattutto in alcune aree del territorio, e a fattori amministrativi, riconducibili a errori di misura dei contatori e ad allacci abusivi, per una quota che si stima pari al 3% delle perdite».

La pagella

In un capoluogo su tre si registrano perdite totali superiori al 45% («le condizioni di massima criticità, con valori superiori al 65%, sono state registrate a Siracusa (67,6%), Belluno (68,1%), Latina (70,1%) e Chieti (71,7%)». Il dossier dell’Istituto di statistica, che ha scandagliato i dati delle città italiane, prosegue poi dicendo: «All’opposto, una situazione infrastrutturale decisamente favorevole, con perdite idriche totali inferiori al 25%, si rileva in circa un Comune su cinque. In sette capoluoghi i valori dell’indicatore sono inferiori al 15%: Macerata (9,8%), Pavia (11,8%), Como (12,2%), Biella (12,8%), Milano (13,5%), Livorno (13,5%) e Pordenone (14,3%)». Como quindi si piazza al terzo posto. E ancora: «Dove registrata, la riduzione delle perdite è dovuta principalmente alle attività di distrettualizzazione della rete di distribuzione effettuate negli ultimi anni, che hanno consentito di ridurre le pressioni di esercizio e di rilevare le perdite occulte (come, ad esempio, a Roma e Como)».

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