Boschi, l’appello dopo gli incendi
«Altro che alberi: più volontari»

A Tavernerio il caposquadra Casartelli replica alla proposta di piantare gli abeti di Natale: «Capisco la mobilitazione ma adesso bisogna pulire i sentieri. E i pini sono pericolosi»

«Al momento è meglio avere un volontario in più che un abete di Natale piantato nei boschi distrutti». Terminato l’incendio che ha devastato oltre 250 ettari di bosco e di montagna, sulle pendici del Boletto e del Bolettone, e avvicinandosi le festività natalizie, si dibatte in paese e sui social sulla possibilità di acquistare i classici abeti e pini non per addobbarli in casa ma per donarli per ripopolare la montagna.

Con il suo monito però Stefano Casartelli, caposquadra dell’Anticendio Boschivo della Protezione civile e presidente del comitato civico “Progetto in Comune”, raffredda gli animi e soprattutto spiega cosa è necessario e utile fare.

«Ovviamente viviamo giorni sull’onda dell’entusiasmo: molte persone si sono fatte avanti per entrare nelle squadre o semplicemente per rendersi utili – commenta Casartelli – Ciò va benissimo e fa bene al nostro territorio».

«Molti hanno lanciato la proposta di piantare un abete -aggiunge- Non mi piace frenare gli entusiasmi, ma è doveroso spiegare quali siano le priorità». In primis Casartelli si sofferma sul tipo di pianta: «Abeti, pini e più in generale conifere non sono il massimo alle nostre altitudini e hanno creato non pochi problemi duranti gli incendi: paradossalmente abbiamo avuto più danni proprio nelle zone a conifere».

E poi: «Al momento però, prima di pensare a ripiantumazioni, per le quali serve un serio progetto forestale, ci sono da sistemare sentieri e boschi».

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