Como: processo alla poliziotta
«Io, perseguitato
dopo l’incidente col figlio»

«Dopo quell’incidente ho subito una sorta di persecuzione». Sono le accuse rivolte in aula alla funzionaria di polizia Angela Napolitano e a due colleghi della polstrada di Como per avere - secondo la Procura - fatto “aggiustato” il verbale di un incidente stradale e trasformato la vita di un automobilista invalido in una piccolo inferno.

Como

«Dopo quell’incidente ho subito una sorta di persecuzione». Risuonano nell’aula del Tribunale, dalla viva voce del protagonista, le accuse rivolte alla funzionaria di polizia Angela Napolitano e a due colleghi della polstrada di Como per avere - secondo la Procura - fatto “aggiustato” il verbale di un incidente stradale e trasformato la vita di un automobilista invalido in una piccolo inferno.

Ieri pomeriggio, davanti ai giudici, è entrato nel vivo il processo per calunnia e falso nato da una costola dell’inchiesta sulle presunte irregolarità commesse nella sezione di polizia stradale di Como. Sotto inchiesta, oltre a Angela Napolitano, 46 anni, dirigente medico della polizia di Stato, anche l’ex vicecomandante della polizia stradale di Como Gian Piero Pisani (entrambi accusati di falso e calunnia), il marito della Napolitano (a processo per Calunnia) e l’assistente capo della stradale Mauro Basso (accusato di falso). Al centro delle accuse un incidente avvenuto il 9 novembre 2012 in via Como, a Brunate, dove un’Opel Corsa si scontro con un ragazzo che scendeva verso la città in bici assieme ad altri due amici. Quel ragazzino era il figlio della dirigente di polizia. Nella ricostruzione della Procura subito dopo l’incidente la donna avrebbe contattato il collega Pisani chiedendo di intervenire per ordinare alla pattuglia di trovare un modo per ipotizzare la responsabilità del conducente dell’auto e non quella del giovane ciclista. Accuse - va detto - che gli imputati respingono con forza proclamandosi del tutto innocenti. Ieri in aula è comparso l’uomo che si trovava al volante di quell’Opel, Francesco Colletta, 60enne di Brunate all’epoca dello scontro.

«Dal 1976 ho la patente speciale - ha spiegato in aula - a causa di un problema alla gamba sinistra. Ma ho sempre stato potuto guidare normalissime auto con cambio automatico. L’auto è la mia vita: mia moglie è invalida e ho bisogno di quel mezzo per fare qualsiasi cosa». Eppure, dopo l’incidente, Colletta ha rischiato (secondo l’accusa) di perdere la patente o, comunque, ha rischiato che la stessa venisse pesantemente revisionata in senso restrittivo.

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