Passaggio a livello chiuso a Grandate
«Un danno per le aziende tessili»

Alcuni imprenditori: «Bisogna fare un giro infinito, a Natale collasserà tutto». Mentre Mantero e Taborelli chiedono invece di intervenire sulla rotonda dell’alambicco

Anche le imprese e le aziende tessili tra Grandate, Como e Montano devono fare i conti con le lunghe code alla rotatoria dell’alambicco dovute alla chiusura del passaggio a livello della stazione grandatese.

Tutti concordano sulla necessità di intervenire sulla rotatoria alle porte della città, ma le posizioni sono diverse. «Non posso che unirmi al coro di disappunto per la chiusura del passaggio a livello a Grandate – spiega Guido Santi per la tessitura che ha sede a Prato Pagano - le conseguenze sono evidenti già adesso, sotto Natale sarà il collasso».

«Non si capisce il senso della chiusura di un passaggio cruciale in un punto dove la circolazione è già congestionata. Occorre ammettere l’errore e trovare il coraggio di fare marcia indietro» aggiunge.

La rabbia e le lamentele sono le stesse di chi abita nella zona e i pendolari, negli orari di punta, sono la categoria che più di tutti ne fa le spese. «Chiudere il passaggio a livello era una scelta che non andava presa in questo modo – dice Monica De Nicolò, dipendente della Teseo, azienda tessile a due passi dalla stazione – così è un disastro, si crea un caos pazzesco sul cavalca ferrovia. Bisognava prima trovare soluzioni alternative».

A luglio TreNord e i Comuni di Grandate e Como hanno chiuso le sbarre della stazione:auto e camion devono fare il giro da via Leopardi, via Pasta e dal cavalca ferrovia dove c’è il camping per raggiungere la rotatoria dell’alambicco. «È una tragedia – dice Sandro Tessuto per la storica e omonima azienda grandatese Clerici Tessuto – io dalla mia ditta all’autostrada ci metto mezz’ora».

Controcorrente altri colleghi: «Penso invece che la rotatoria dell’alambicco abbia bisogno di un intervento – spiega Moritz Mantero, l’imprenditore tessile – di uno sbocco in più per far defluire il traffico. Ma difendo la chiusura delle sbarre, prima la colonna si formava in stazione, auto e camion aspettavano il passaggio del treno per tantissimi minuti. Adesso c’è una viabilità alternativa, certo molto battuta, ma almeno scorrevole».

Sulla stessa linea di pensiero anche Ambrogio Taborelli, altro noto imprenditore tessile alla guida della Camera di Commercio. «Non è giusto dimenticare le code incredibili in stazione ogni volta che passava il treno – dice– adesso occorre fare un giro diverso, è un cambiamento, ma non è drammatico».

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