«Una fondazione per gestire Villa Olmo»

Gli esperti della società che aveva vinto la gara del Comune hanno indicato lo strumento ritenuto più adatto. Ma ora il procedimento è fermo, in attesa che la nuova giunta decida se confermare o meno

Il maxi studio curato dagli esperti della società Struttura, che aveva vinto la gara voluta dalla precedente giunta, si conclude con un verdetto chiaro: «L’opzione più rispondente alle esigenze riscontrate è quella della “fondazione di partecipazione”».

È questo lo strumento individuato per gestire al meglio il compendio di Villa Olmo, una volta ultimati i lavori di riqualificazione dell’edificio e del parco - con la creazione dell’orto botanico - finanziati da Fondazione Cariplo e Comune. Un aspetto, quello della modalità di gestione, che può apparire tecnico ma in realtà è fondamentale per garantire la sostenibilità economica e finanziaria dell’operazione. Il verdetto è arrivato al termine di una lunga analisi: approfondimenti sulle normative, sulle scelte fatte in altre realtà per gestire servizi culturali ospitati in beni pubblici (Consorzio di Villa Reale a Monza, Venaria Reale, Fondazione Brescia Musei, Polo del 900, azienda speciale Palaexpo), interviste sul territorio (uffici comunali, associazione Villa del Grumello e Fondazione Ratti, Provincia, Aslico, Fondazione Minoprio, Comune di Cernobbio, Fondazione Volta, Ortofloricola Comense, Università Insubria, Comune di Tremezzina, Villa Balbianello, Orticolario, Camera di commercio).

I possibili strumenti da mettere in campo nel caso di Villa Olmo sono stati analizzati nel dettaglio: gestione interamente pubblica, consorzio, azienda speciale, istituzione, associazione, società mista, fondazione “classica”, fondazione di partecipazione. Quest’ultima opzione è emersa come più adatta la specificità del polo comasco in quanto risponde a tutte le esigenze individuate: buon grado di autonomia ai soggetti chiamati a prendere le decisioni operative, personalità giuridica, coinvolgimento di soggetti privati, operatività extra-comunale, partecipazione, capacità di intercettare finanziamenti.

Il corposo dossier consegnato all’Amministrazione rappresenta la “fase 1”: nella sua ultima riunione la giunta di Mario Lucini, su proposta dell’assessore Daniela Gerosa, aveva preso atto della relazione e ne aveva condiviso le conclusioni. Sì a una fondazione per Villa Olmo, dunque. Viste le imminenti elezioni, tuttavia, l’esecutivo aveva dato mandato agli uffici di far partire la seconda fase del procedimento solo una volta ottenuto il via libera del nuovo sindaco. Un via libera che, al momento, non è arrivato. Facile ipotizzare che la questione verrà affrontata da Mario Landriscina e dai suoi assessori nelle prossime settimane: se la linea verrà confermata, la società proseguirà nello sviluppo del progetto vero e proprio, con la messa a punto dello statuto, del regolamento e di tutti gli aspetti necessari per rendere operativa la fondazione (da contratto ha 40 giorni di tempo). Il piano di gestione dovrà comprendere la manutenzione ordinaria e straordinaria, l’utilizzo degli spazi, l’autofinanziamento delle attività. I paletti fissati dal Comune: proprietà del bene al 100% in mano pubblica, capacità di sostenersi autonomamente nel medio periodo (cinque anni).

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