«Acqua pubblica, non torniamo indietro»

La voce delle imprese di fronte all’impasse in cui si trova il percorso dopo lo stop deciso dal Comune di Como

Mentre la politica si è divisa con il Comune di Como che non si è presentato all’assemblea dei sindaci, sulla gestione dell’acqua si sente, forte, la voce delle imprese. Seria del resto è la preoccupazione del mondo produttivo, il rischio è che alla fine siano i cittadini e le imprese a pagare l’incertezza, l’attendismo e la rissosità degli amministratori locali.

«La scelta di optare per una società in house fu fatta diversi anni fa dagli enti pubblici - dice Gianluca Brenna, vicepresidente di Unindustria Como - Pensare oggi di rimettere in discussione tutto mi pare francamente impensabile, anzi dico di più, irragionevole. Confido che nelle prossime settimane venga posto in atto ogni tentativo di mediazione e prevalga l’interesse generale a trovare un accordo».

Il silenzio di Como

Spicca, nella vicenda, il caso del capoluogo che su Como Acqua (la società pubblica che si candida a diventare gestore unico provinciale del servizio idrico) ha tirato il freno nei giorni scorsi.

Una scelta, quella del sindaco Mario Landriscina, che ha diviso la sua maggioranza (FdI si è dissociata in polemica) e che rischia di far saltare l’intero percorso con la conseguenza di consegnare il servizio ai privati (gara ad evidenza pubblica da effettuare entro il prossimo ottobre). Il sindaco, sollecitato anche ieri attraverso l’ufficio stampa, non ha chiarito la posizione dell’amministrazione. A favore di Como Acqua ha deliberato l’80% dei Comuni comaschi. Contrari però i centri maggiori, probabilmente decisivi per il raggiungimento del quorum in assemblea: oltre a Como che formalmente non ha assunto alcuna posizione (la proposta di delibera passata in giunta è stata ritirata), Cantù (ma proprio dal sindaco Edgardo Arosio è venuta la disponibilità ad avviare una trattativa) ed Erba.

In ballo ci sono posti di lavoro - 151 quelli coinvolti nell’operazione - e investimenti - 731 quelli programmati nel primo quadriennio. «Non entro nel merito delle eccezioni sollevate dal punto di vista tecnico e tanto meno delle valutazioni politiche - dice Taborelli - mi auguro che si trovi un’intesa e che di essa sia parte il capoluogo, troverei poco comprensibile il contrario».

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