Anti accattoni, la Caritas dice no
Traglio apre: «Prima la legalità»

Roberto Bernasconi: «Non servono i divieti per fare di Como una città più civile». Il centrosinistra: «L’ordine pubblico non ha colore politico». La mozione della maggioranza

«I divieti non portano da nessuna parte, piuttosto è importante pensare di avviare un percorso di civiltà, o di cittadinanza attiva, che vuol dire accorgersi degli altri. Spesso queste persone che vivono di elemosine, più che di beni materiali hanno bisogno di maggiori attenzioni ed è quello che cerchiamo di fare per integrarle nella nostra città».

Roberto Bernasconi, responsabile della Caritas diocesana, premette di «non volere entrare in polemica con il sindaco, con il quale anzi voglio fare in modo di intraprendere un cammino comune costruttivo».

Ma la presa di distanza da un approccio di tipo punitivo è netto. Bernasconi piuttosto pone l’accento «sul fatto che la civiltà di una città non si misura sulle ordinanze anti accattoni, ma al contrario sulla capacità dei diversi elementi della società di operare in sinergia per migliorare le condizioni di tutti. E vista la scarsa partecipazione alle ultime elezioni da parte dei comaschi, mi pare che Landriscina abbia ancora molto da lavorare su questo fronte».

Il via libera all’ordinanza anti accattoni annunciata da Mario Landriscina giunge invece dal suo avversario di centrosinistra al ballottaggio del 25 giugno, Maurizio Traglio: «Io penso che l’ordine pubblico e il decoro debbano essere una priorità per ogni città, a maggior ragione per la nostra Como» esordisce. «Non è accettabile che venga tollerato chi vive di espedienti o gira per le strade vendendo oggetti fasulli, al di fuori di ogni legalità. Su questi punti bisogna prestare la massima attenzione».

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