Auto fantasma in vendita sul web
Due comaschi tra i raggirati

Proponevano l’acquisto di Smart, ma fuggivano con la caparra - Assolto l’imputato sotto accusa: in realtà era stato a sua volta truffato

Avevano acquistato la macchina on line, versando anche un piccolo acconto, ma la vendita si è rivelata una clamorosa “bufala”: nella rete del truffatore sono finiti anche due giovani utenti di Como, entrambi sulla trentina, parti lese nel procedimento contro Fabio Spagnuolo, il presunto truffatore che in realtà è risultato vittima e non responsabile della vicenda. Il monzese, infatti, è stato assolto dall’accusa di truffa dal giudice del tribunale di Monza, Stefano Cavallini.

Ma andiamo con ordine. Ad aver messo nei guai l’imputato, ignaro di quanto stava accadendo, è stata la clonazione della “Postepay” da parte di ignoti. Si sono mossi con un suo “profilo” costruendo su una popolare piattaforma di vendite on line la commercializzazione di macchine. Secondo la ricostruzione della Procura di Monza, il monzese avrebbe messo in vendita sul sito specializzato una serie di autovetture, in particolare delle Smart, in modo da attirare l’attenzione da parte di potenziali acquirenti, attratti dalla possibilità di fare affari a prezzi piuttosto vantaggiosi.

Un meccanismo estremamente diffuso, ma purtroppo sempre molto attuale oltre che redditizio e funzionale. Nella rete sono caduti almeno tre utenti, due cittadini residenti a Como e uno a Monza. Le parti, stando alla ricostruzione della Procura di Monza, si erano accordate anche sul prezzo, partendo dall’anticipo fissato in circa un migliaio di euro. Complessivamente sulla carta di “Postepay” incriminata sarebbero confluiti circa 3.000 euro, quale acconto per l’acquisto delle tre macchine che dovevano essere vendute ai rispettivi acquirenti. Ma ovviamente dietro la transazioni virtuali si nascondeva la mano di un truffatore. Che non era, tuttavia, l’imputato.

Peraltro Spagnuolo, una volta intuito che qualcuno si stava servendo dei suoi documenti per truffare altre persone, si è rivolto alle forze dell’ordine sporgendo denuncia, ma gli investigatori hanno pensato che in realtà l’imputato volesse nascondere le proprie responsabilità, creando un diversivo, tanto da essere denunciato anche per falsa denuncia. Accuse tutte quante cadute in aula: «Il caso capitato a questo signore - dice l’avvocato difensore Francesca Cascione - in realtà è una situazione potrebbe capitare a chiunque di noi. Ci si ritrova a fare una denuncia per tutelare i propri interessi perché qualcuno ha clonato i documenti e poi senza averne responsabilità si finisce in tribunale a difendersi da accuse infondate».

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