Case di riposo, ora è allarme
«Servono più letti e personale»

A Como gli anziani aumentano, le strutture non sono più sufficienti - E il primario di Geriatria: «Si punti su residenze gestite dagli ospedali»

Residenze per anziani, allarme dei medici.

Il sistema, secondo il primario di Geriatria del Sant’Anna Domenico Pellegrino, rischia di collassare. Occorre trovare soluzioni diverse per gestire le case di riposo, i costi sono destinati nel medio periodo a salire a fronte di una domanda crescente. E proprio ieri abbiamo dato notizia dei rincari legati a una norma nazionale che - nel caso di una persona ricoverata in Rsa - non consente più di detrarre le spese non strettamente sanitarie

«È in forte aumento la richiesta assistenziale, sanitaria, oltre alla complessità clinica – dice Pellegrino – Stanno crescendo i costi dei farmaci, delle cure e in risposta servono più letti, più personale. È chiaro che le rette per le famiglie e gli utenti sono destinate a salire. Ma le spese devono per forza essere compatibili con il tessuto sociale. Le coperture pensionistiche purtroppo tra non molto non saranno più in grado di pareggiare i contributi chiesti per le residenze per anziani».

Nella nostra provincia nelle Rsa ci sono 3340 posti letto, i costi mensili delle rette oscillano tra i 1700 e i 3500 euro nonostante la parziale copertura della Regione. «Tutti i giorni al Pronto soccorso del Sant’Anna su dieci pazienti ne entrano otto anziani e con disabilità e cronicità importanti – sottolinea Pellegrino – le famiglie non possono gestire malati allettati tanto complessi a casa. Ma nemmeno hanno le risorse economiche spedire i parenti nelle case di riposo, spesso con una pensione tutto il nucleo familiare arriva alla fine del mese».

Di qui una proposta: «A mio parere - dice il primario - sul territorio servirebbero delle residenze direttamente collegate e gestite dagli ospedali. Potremmo studiare soluzioni più leggere e rapide per aiutare la popolazione anziana a curarsi».

La prossima settimana, intanto, in giunta regionale dovrebbe approdare l’accordo con i sindacati per attenuare la stangata sulle rette, legata proprio al taglio delle spese detraibili. «Ci aspettiamo che la misura riduca drasticamente l’effetto negativo per i cittadini – commenta Valentina Cappelletti che nella segreteria della Cgil Lombardia ha la delega alle politiche sanitarie – In futuro sarà probabilmente necessario differenziare i costi e le rette a secondo dei livelli di complessità della malattia».

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