Cellulare alla guida, in un anno 126 multe
Noi solo in un’ora ne abbiamo presi 10

In giro per Como, il nostro fotografo documenta i comportamenti scorretti degli automobilisti. Il comandante dei vigili: «Aumenteremo i controlli»

L’impressione è che ormai nessuno riesca più a farne a meno: al bar, in classe, al lavoro, persino davanti alla tv. Tutti a guardare il mondo in formato cinque pollici. C’è la posta da controllare, i social da aggiornare, le news da tenere sott’occhio. Tutto molto bello e anche utile, finché non si sale in auto, dove lo smartphone, dal quale non riusciamo a separarci nemmeno con le mani sul volante, rischia di trasformarsi in uno strumento di morte.

Proprio così, perché è la distrazione alla guida una delle principali cause di incidentalità. E il telefonino è il maggiore indiziato per l’aumento delle vittime della strada registrato nel 2015, ultimo dato disponibile, dopo quindici anni in cui il numero dei deceduti è sempre calato.

Nessuno sa resistere

Che sia una tentazione a cui nessuno o quasi sia in grado di resistere, anche a Como, lo dimostra il breve giro tra le strade del centro di ieri pomeriggio documentato dal nostro fotografo Andrea Butti.

Non c’è strada dove non si veda un automobilista con il cellulare in mano, intento a telefonare o a chattare. Una decina gli automobilisti immortalati in un’ora. L’impressione che se ne ricava è, come si diceva, che non se ne riesca a farne a meno e che occhi e mani, che dovrebbero essere impegnati alla guida, siano in realtà costantemente attratti da quei cinque pollici di schermo che ci mettono in connessione con il mondo.

Un comportamento rilevato dall’aumento delle sanzioni, passate nell’ultimo anno da 93 a 126, il 33% in più. Ancora poche, data la rilevanza del fenomeno. Donatello Ghezzo, comandante della polizia locale, è convinto della pericolosità dei telefonini al volante: «È senz’altro una condotta che impatta fortemente sulle cause degli incidenti. Ed è per questo motivo che incrementeremo ulteriormente i controlli».

«La maggior parte degli accertamenti - continua - non avviene da una postazione statica, a bordo strada, ma in situazioni dinamiche, nei controlli davanti alle scuole, agli attraversamenti pedonali, in prossimità della zona a traffico limitato, o per auto in colonna al semaforo, dove peraltro la velocità dei veicoli è limitata. Poi noi ci poniamo una regola di diligenza: o siamo certi di quello che vediamo, o lasciamo perdere».

Non è che l’automobilista multato può ricorrere, sostenendo che si tratta della parola del vigile contro la sua, nonostante la flagranza? «Difficile - risponde Ghezzo - da un punto di vista giuridico il verbale del pubblico ufficiale fa fede fino a querela di falso, e spetta eventualmente al conducente multato dimostrare il contrario». Si possono rendere più oggettivi i controlli, per esempio con le fotografie? «Al momento non esistono dispositivi omologati per farlo. E poi penso che potrebbero sorgere problemi in merito alla privacy, come è stato per l’autovelox frontale, con ripresa del conducente del veicolo, che nel nostro paese non è consentito».

Sanzioni più dure

L’Aci stima che dei circa 3.500 decessi verificatisi per incidenti nel 2015, un quinto siano stati originati dalla disattenzione. E imputa questo comportamento all’utilizzo compulsivo degli apparecchi cellulari mentre si è alla guida, una condotta già sanzionata dal Codice della strada all’art. 173, secondo e terzo comma.

Una norma che il viceministro ai Trasporti, Riccardo Nencini, vuole inasprire, non ritenendo sufficiente, di fronte a questi dati, il deterrente della sospensione della patente in caso di recidiva biennale, dei cinque punti di decurtazione e della sanzione amministrativa. Ha annunciato di volere la sospensione della patente già alla prima violazione, provvedimento che sarà introdotto nel decreto che dovrebbe vedere la luce entro maggio.

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