«Ci troviamo di fronte a un “cambiamento d’epoca”, alla Chiesa serve una vera riforma»: le parole del cardinale ai sacerdoti della diocesi di Como

Chiesa Le sofferenze della comunità ecclesiastica e la fatica di stare al passo dei tempi: «Siamo in una nuova fase della sua storia, una occasione che include anche la dimensione sociale e politica dei cristiani»

«La società di oggi, l’umanità di oggi ci chiama, ci provoca a uscire fuori dalle consolidate abitudini, dagli indiscussi metodi pastorali, dai nostri linguaggi ecclesiali, senza temere il cambiamento e risvegliare così dal suo torpore la stanca cristianità occidentale. Serve il coraggio di sperimentare sul campo, dopo un umile e paziente ascolto e discernimento, nuove forme di vita cristiana».

Sono queste le parole dal cardinale Cantoni questa mattina in apertura del Triduo pasquale durante la Santa messa del “Crisma”, che prevede la benedizione degli olii dei catecumeni e degli infermi, oltre che del sacro Crisma. Parole che Monsignor Cantoni ha voluto rivolgere in particolare ai sacerdoti, ai diaconi e a tutti gli altri rappresentanti della vita consacrata presenti nella cattedrale. Tra le ragioni alla radice dello scoraggiamento che il vescovo evidenzia nei sacerdoti della diocesi di Como così come in tutti i fedeli che costituiscono la comunità cristiana ci sono le conseguenze della pandemia, della guerra in Ucraina, dell’emergenza ambientale e climatica, le problematiche economiche e il fenomeno delle migrazioni.

La Chiesa che emerge dalle parole di Cantoni è una Chiesa del mondo, che del mondo sente le sofferenze e le difficoltà. Ma è anche una Chiesa che col mondo sempre più fatica a dialogare, come denuncia apertamente il vescovo sollevando interrogativi che riguardano proprio la capacità della Chiesa di trasmettere la fede al di fuori dei propri spazi, nel tentativo di ampliare sempre di più la comunità ecclesiastica.

Le fatiche del presente: la crisi economica e le guerre nel mondo

«Sono evidenti le difficoltà insite nella nostra pastorale ordinaria, prima delle quali la trasmissione della fede, l’emergenza educativa, la crisi della partecipazione alla vita ecclesiale e sociale. Ci si chiede: come trasmettere la fede alle nuove generazioni con la testimonianza dei genitori? - si chiede il cardinale di fronte ai sacerdoti riuniti in Duomo - Come possiamo aiutare le nostre Comunità a rigenerarsi e diventare a loro volta generative? Come interpretare l’assenza quasi totale dei giovani alle nostre assemblee liturgiche domenicali?».

L’autocritica è forte nelle parole di Cantoni che fa riferimento alla «ridotta capacità propositiva» della Chiesa stessa, che si dimostra troppo spesso incapace di adattarsi al linguaggio comune delle persone e di rispondere alle loro profonde esigenze, nonché alle loro domande.

Per attraversare la crisi serve una «vera riforma» della Chiesa

E se il periodo di crisi che la Chiesa sta attraversando è evidente, più difficile è capire quale possa essere la soluzione per ovviare a questa crisi. «È vero, il periodo che attraversiamo è un tempo di crisi - continua il cardinale - ma non sottovalutiamo che tutte le crisi, anche quelle della Chiesa, sono una opportunità per un nuovo inizio, per cui occorre lasciarsi interrogare e ripartire, accogliendo le sfide del tempo presente». Ma c’è anche un campanello d’allarme cui il cardinale ha chiesto a tutti i sacerdoti presenti di prestare grande attenzione: se è vero che c’è una crisi da attraversa, le risposte da offrire alle nuove domande non possono essere un plagio del passato. «È scattata, in qualche zelante profeta di sventura, la tentazione di tornare indietro e di rifarsi a vecchi schemi, di ripiegarsi sul passato - ha detto infatti - dimenticando le lezioni della storia e i segni dei tempi, senza domandarsi che cosa lo Spirito stia dicendo oggi di nuovo alla Chiesa. Papa Francesco ci ha ripetuto più volte che una Chiesa sinodale è ciò che Dio chiede oggi alla Chiesa, con tutte le implicazioni che ne derivano: un incoraggiamento a camminare, a crescere e a maturare insieme: ci rendiamo conto che ci troviamo in un “cambiamento d’epoca”?».

La nuova fase della storia chiede di accogliere «i segni dei tempi»

Una Chiesa nuova dunque quella che si prospetta nell’omelia di Monsignor Cantoni, nella consapevolezza che «la fede, in gran parte dell’Occidente, non costituisce più, come un tempo, un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene negata ed emarginata, quando non ridicolizzata». La ragione di questo allontanamento sta, secondo il cardinale, in un disinteresse verso le proposte di vita cattoliche: un’evidenza apparsa in tutta la sua forza durante e dopo la pandemia, quando molte chiese sono rimaste vuote. C’è bisogno allora, secondo Cantoni, di «una vera riforma» che sappia ascoltare le richieste del presente con spirito critico. Vicinanza, solidarietà, ospitalità e rispetto reciproco sono le parole chiave per «fare di Cristo il cuore del mondo» in questa trasformazione fondamentale che la Chiesa dovrà affrontare. «Siamo in una nuova fase della sua storia, una occasione che include anche la dimensione sociale e politica dei cristiani (nel senso più pieno del termine), insieme a una marcata dimensione ecumenica e interreligiosa».

La messa si è tenuta oggi alle 10: i sacerdoti si sono ritrovati alla chiesa del Gesù (in via Tatti) per indossare i paramenti e formare la processione in direzione della cattedrale. Nel corso di questa intensa celebrazione vengono benedetti l’olio dei catecumeni, l’olio degli infermi e il sacro Crisma, l’olio profumato con cui si viene uniti a Gesù nel battesimo, nella confermazione, nell’ordinazione presbiterale ed episcopale.

Quest’anno è stato miscelato negli olii santi anche l’olio che il questore di Como, Leonardo Biagioli, ha donato al cardinale Oscar Cantoni. Si tratta di un olio frutto della spremitura dell’uliveto sorto sul terreno dove fu catapultata l’auto di scorta del giudice Giovanni Falcone nell’attentato di Capaci. Le piante di ulivo sono curate dall’associazione Quarto Savona 15 (sigla radio dell’auto di scorta), animata da Tina Montinaro, vedova del capo scorta.

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