Como Nuoto, gli allenamenti si fanno al gelo. Tutta colpa delle piscine chiuse

Sport e impianti Chiasso ferma per manutenzione e Muggiò ancora in attesa dei lavori. Gli atleti e le atlete della società lariana costretti a fare attività in condizioni proibitive

Ore 21, entrano in acqua le Rane Rosa, serie A1 femminile di pallanuoto, il top dei campionati italiani. È l’ora dell’allenamento in piscina. Piscina scoperta. Prima di loro, la serie A2 maschile e, dal pomeriggio, tutte le formazioni giovanili. È ormai routine per i pallanuotisti della Como Nuoto, gente abituata a soffrire: allenamenti all’aperto a fine novembre senza la prospettiva di andare al chiuso per tutto l’inverno.

È in questo clima – rigidissimo – che si allena la Como Nuoto, con tutte le formazioni, alla piscina di Viale Geno. Succede perché, a differenza degli altri anni, la piscina di Chiasso sfruttata nel periodo invernale ha chiuso per manutenzione. Addio allenamenti “normali”, ci si allena open air, senza un tetto sopra la testa. Lo si fa a novembre, lo si farà a dicembre e pure a gennaio e febbraio. Fino a un altro inverno, fino a che non ci sarà una piscina al chiuso.

È come se il Como in serie B si allenasse su un campetto spelacchiato o in cemento in periferia. O se la Pallacanestro Cantù provasse schemi e tiri all’oratorio di Vighizzolo e non in palestra. Alla Como Nuoto saranno pure dilettanti, per status, ma si allenano tutti i giorni come i professionisti. Ma se mancano le piscine, non c’è categoria che tenga. Maledetta chiusura di Muggiò. Quanti danni ha provocato e provocherà in futuro. E non solo alla Como Nuoto.

Tutti in acqua, quindi, con temperatura in picchiata dai 7 ai 5 gradi, percepiti tre. Ad attendere gli atleti, c’è un’acqua opportunamente riscaldata, a 27,5°, altrimenti ci sarebbe il fuggi fuggi e un’ecatombe in termini di bronchiti. La caldaia stantuffa imperterrita, giorno e notte, per far sì che i cento atleti della Como Nuoto non interrompano l’attività. Quando è ormai notte, al termine della giornata di sport e freddo, la piscina viene coperta con appositi teloni termici. E intanto, la caldaia non smette di funzionare, con costi inauditi, specialmente di questi tempi: «Ai nostri ragazzi andrebbe assegnata la medaglia al valore sportivo», dice il presidente Mario Bulgheroni.

«Sembra paradossale, ma non abbiamo avuto nemmeno un abbandono»

L’effetto-terme, nell’allenamento in notturna, è evidente. Il vapore acqueo sale a ogni bracciata, in acqua non si sta nemmeno così male, stando a quanto raccontano i giocatori. Il braccio fuori acqua per il tiro gode – si fa per dire – del tepore che sale dall’acqua calda. Al contrario, l’entrata e l’uscita dall’acqua sono da brividi. Perché dagli spogliatoi ai 27.5 gradi, quei venti passi al gelo sono l’incubo degli atleti. Un telone ripara parte del percorso, la piscina riscaldata è come un miraggio.

Ma se i grandi possono stringere i denti – ci sono due serie A da difendere -, come si fa a convincere le famiglie dei giovani e giovanissimi a non mollare costume e calotta e non virare, per esempio, su sport al chiuso come basket, judo o semplicemente sul nuoto per restare in tema? A quanto pare, nell’emergenza si è fatta squadra: «Sembra paradossale – spiega il responsabile delle giovanili, Andrea Bulgheroni -, ma non abbiamo avuto nemmeno un abbandono». Ma la domanda che tutti, giustamente, si fanno è solo una: «Ma Muggiò quando mai riaprirà?»

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